Accoltella a morte la figlia 18enne poi si suicida. Yasmine: “Non voglio tornare da lei è il diavolo”
Un'intera comunità ora si interroga sulla morte di Yasmine, accoltellata alla gola dalla madre che poi si è uccisa dando fuoco all'appartamento di Cecchina, frazione di Albano Laziale, dove vivevano. "Una famiglia che non aveva denunciato situazioni di disagio e che non aveva mai sentito il bisogno di rivolgersi ai Servizi Sociali", ha chiarito il comune dei Castelli Romani. Eppure che qualcosa non andava era chiaro agli amici e alla scuola. A chiarirlo il ricordo e il racconto pubblicato sul sito d'informazione locale MetaMagazione dove Yasmine Seffahi, studentessa del liceo Giovanni Valiati di Genzano, aveva partecipato al progetto di formazione "Giornalista non per Caso" lo scorso anno. “Non voglio tornare da lei, lei è il diavolo”, avrebbe detto al personale del 118 durante l'ultima visita in ospedale.“La prossima volta che verrete qui sarò morta”, avrebbe detto in un'altra occasione al personale dell'ambulanza arrivato a casa sua in un'altra occasione
Ora gli inquirenti sono a lavoro per ricostruire il contesto familiare in cui l'omicidio suicidio si è consumato. Le indagini sono affidate al Nucleo investigativo dei Carabinieri di Frascati e della stazione di Castel Gandolfo, che hanno già ascoltato insegnanti e compagni di scuola. Quello emerso finora è quello di una madre oppressiva, Saliha Marsli da tempo in Italia che lavorava come domestica e collaboratrice domestica. La donna tentava di controllare ogni movimento della figlia con cui aveva continui litigi e scontri. Da una parte un'adolescente con la voglia di vivere di una giovane di neanche 20 anni, curiosa e desiderosa di mettersi alla prova, dall'altra un contesto familiare segnato dai problemi dalla madre, autoritaria e violenta.