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A Roma sono tornati i cassonetti gialli per gli abiti usati. E molti sono stati già razziati

Dovrebbero essere a prova di ladro, ma da molti quartieri arrivano segnalazioni di cassonetti depredati e vestiti abbandonati in strada. Sui gruppi Facebook dei quartieri e delle associazioni i cittadini criticano la scelta di rimettere i cassonetti gialli per la raccolta di abiti usati.
A cura di Enrico Tata
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A Roma dopo due anni di assenza sono tornati i cassonetti gialli degli abiti usati. Sono circa 1.500 e sono stati posizionati in tutta la città. Dovrebbero essere a prova di ladro, ma da molti quartieri arrivano segnalazioni di cassonetti depredati e vestiti abbandonati in strada. "Li hanno pubblicizzato in pompa magna dicendo che erano diversi e migliori dei precedenti e cioè anti intrusione", commenta Claudia sotto una fotografia postata sul gruppo Facebook Roma Pulita. "Li hanno posizionati dappertutto…. io abito al IX municipio e ce ne sono addirittura 3 nella stessa via…. ma non si poteva posizionarli nelle isole ecologiche che sono controllate dal personale Ama invece di occupare tutti i marciapiedi?", commenta Anna. Sul gruppo Facebook Retake Roma Paolo scrive: "Sapevamo che sarebbe successo… Il problema non è tanto dei cassonetti gialli si/no (per me sono oltre che brutti anche ingombranti, oltre che lavagna preferita per i writers e pannello delizioso per gli attacchini di adesivi e manifesti abusivi), che una certa utilità potrebbero averla. Ma sul controllo del territorio e sulla manutenzione. Meglio non metterli se non si è in grado di evitare i rovistaggi, e di manutenerli puliti e decorosi come una città che si rispetti dovrebbe saperli mantenere! Quando li sporcano creando degrado a chi tocca pulirli? A noi di retake o ad Ama (che non lo farà mai, come infatti non lo fa con i cassonetti e con i propri automezzi)?".

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Dopo lo scandalo della gestione dei precedenti cassonetti gialli finiti nell'inchiesta su Mafia Capitale, l'amministrazione ha deciso di riacquistarli e mettere a gara il servizio di raccolta.  Grazie a un'inchiesta de L'Espresso si è scoperto che i vestiti “"ai cassonetti gialli italiani finivano in Tunisia e da lì sulle bancarelle dei mercati africani, attraverso un lucroso traffico gestito dalle mafie, soprattutto la camorra”. "Dopo aver acquistato i nuovi cassonetti, ripristiniamo la legalità e il servizio attraverso due nuove gare. Nella prima sono state individuate le imprese private che avranno il compito di svuotare i cassonetti. Con la seconda sono stati invece scelti i soggetti a cui sarà consegnato il materiale raccolto che pagheranno Ama per il materiale ricevuto", spiegava su Facebook il capogruppo M5s in Campidoglio, Paolo Ferrara.

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