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A Ostia antica ritrovata la testa di una preziosa statua di Venere

Durante lavori di manutenzione ordinaria negli scavi di Ostia antica è stata ritrovata la testa di una statua di marmo raffigurante, questa è la prima ipotesi degli archeologi, un’Afrodite al bagno, copia romana di una statua bronzea greca realizzata dallo scultore Doidalsas a cui fu commissionata dal re di Bitinia.
A cura di Enrico Tata
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"Sembra avere la pettinatura di una Venere di Doidalsas oppure potrebbe essere una Musa”. Proseguono gli studi sulla splendida testa marmorea ritrovata negli scavi di Ostia Antica nel corso di lavori di manutenzione ordinaria. Le ipotesi devono ancora essere confermate, ma secondo prime valutazioni delle archeologhe Mariarosaria Barbera e Cinzia Morelli, potrebbe trattarsi della testa di una riproduzione dell'Afrodite di Doidalsas, uno scultore greco del III secolo avanti Cristo. La statua originale raffigura la dea al bagno, caratterizzata da ciocche di capelli raccolte sulla sommità del capo e da un piccolo chignon appoggiato sulla nuca. Quella trovata a Ostia potrebbe essere una copia romana di età imperiale.

La statua dell'Afrodite al bagno è stata commissionata a Doidalsas dal re Nicomede, sovrano di Bitinia (che si trova nell'odierna Turchia), e sembra che esistesse ancora in città in tarda epoca imperiale (appare su alcune monete). L'originale, si legge sul sito dell'enciclopedia Treccani,era in bronzo, ma ne esistono copie romane in marmo. Plinio racconta di averne vista una a Roma, al portico d'Ottavia, e una ne è stata ritrovata a Villa Adriana, Tivoli. Ora è esposta al museo del Louvre di Parigi.

La dea, si legge, è accovacciata in un atteggiamento comune alle donne greche, le quali si lavavano in piccole vasche facendosi versare l'acqua sul corpo da un'ancella. "L'espressione psicologica rivelata dal divergere dello sguardo dallo spettatore e dal socchiudere della bocca per mostrare i bei denti, è spensierata, ma non volgare e tanto meno impudica; bellissime le grosse ciocche attorte che erano annodate sulla sommità del capo e cinte da una benda che doveva essere smaltata, mentre i capelli erano probabilmente dorati. Il grande artista ha sentito il gusto del suo tempo, ossia dell'ellenismo di mezzo, per il reale e per il raffinato, conservando una grande compostezza, acquisita evidentemente dallo studio dei classici".

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