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Covid 19

A 42 anni dalla legge 194 abortire è sempre più difficile. Bonafoni: “Semplificheremo accesso a Ivg”

Il coronavirus ha mostrato tutta la fragilità che ruota intorno all’interruzione volontaria di gravidanza. Centinaia di donne hanno avuto difficoltà a veder garantito il loro diritto alla salute a causa di strutture chiuse e medici obiettori di coscienza. Bonafoni: “I tempi sono maturi per fare un’ulteriore passo in più, la procedura va semplificata”.
A cura di Natascia Grbic
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Sono passati quarantadue anni dall'approvazione della legge 194. Nonostante quattro decenni, in Italia abortire è ancora un percorso ad ostacoli. E l'emergenza coronavirus ha mostrato tutta la fragilità del sistema che ruota intorno all'interruzione di gravidanza, con strutture in sofferenza e la massiccia presenza di medici obiettori di coscienza. In quasi tutta Italia, abortire durante il lockdown è stato praticamente impossibile. Nel Lazio la situazione non ha raggiunto la drammaticità della Lombardia (l'aborto farmacologico è stato deospedalizzato dalla giunta Zingaretti), ma il sistema territoriale è entrato in crisi. Consultori chiusi e medici obiettori di coscienza hanno impedito a centinaia di donne di interrompere serenamente la propria gravidanza. Con conseguenze devastanti a livello psicologico.

Il coronavirus ha mostrato la fragilità del sistema

"Questo è uno di quei casi in cui Covid 19 non ha prodotto una nuova crisi ma ha estremizzato un problema già in corso – ha dichiarato a Fanpage.it la consigliera regionale Marta Bonafoni – Nel momento in cui il sistema territoriale entra in crisi per quanto riguarda l'accesso a queste strutture, che sono insufficienti e con un'alta percentuale di obiezione di coscienza, ecco che tutto collassa. Non è più una crisi, piuttosto un sistema che salta in aria". Nel Lazio l'obiezione di coscienza è particolarmente alta: parliamo del 74,1% dei ginecologi, del 62,7% degli infermieri, e del 40,2% del personale non medico. "Durante il lockdown anche nel Lazio si è acuito un problema che ci portiamo dietro da anni – continua Bonafoni – Ci siamo trovati in una situazione paradossale: da una parte il ministero della Salute che ha classificato l'Ivg come prestazione non rinviabile, e dall'altra l'impossibilità delle donne di accedere a un diritto sancito dalla legge italiana".

Bonafoni: "Semplificare ulteriormente accesso a Ivg"

"Dato che il Covid 19 ha messo davanti agli occhi la fragilità di tutto il sistema, i tempi sono maturi per fare un'ulteriore passo in più – spiega Bonafoni – Abbiamo quindi intenzione di proseguire un lavoro che abbiamo già iniziato nel 2013 con la 194 e facilitare le procedure dell'interruzione volontaria di gravidanza, necessario soprattutto in questo periodo di pandemia. Vogliamo che sia abolita la raccomandazione del ricovero. Inoltre vorremmo avanzare la richiesta di passare dalle 7 alle 9 settimane nella tempistica dell'intervento con l'aborto farmacologico. C'è anche l'ipotesi di introdurre l'assistenza da remoto per l'Ivg. È un percorso necessario per tutelare la salute riproduttiva delle donne, i tempi sono maturi per fare altri passi avanti".

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