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Virginia Raggi non mantiene la parola: in bilancio -300.000 euro per i centri antiviolenza

Oggi operatrici e volontarie torneranno in Campidoglio per chiedere a Virginia Raggi di mantenere la promessa fatto nel giorno del suo arrivo a Palazzo Senatorio: estendere e rafforzare l’attività dei centri antiviolenza per prevenire abusi e femminicidi. Nell’assestamento di bilancio ci sono 300mila euro in meno per i centri che ora rischiano di chiudere.
A cura di Valerio Renzi
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Durante il suo primo giorno in Campidoglio Virginia Raggi aveva incontrato le operatrici e le volontarie dei centri antiviolenza della capitale, sull'orlo della chiusura per la mancanza di fondi, assieme alle donne della rete "Io Decido". A loro aveva promesso senza mezzi termini che una soluzione sarebbe arrivata e che i fondi non sarebbero mancati per mandare avanti le attività. Di più, la sindaca aveva promesso un aumento dei servizi: "È mia intenzione rafforzare e incrementare gli sportelli antiviolenza aprendo, al contempo, percorsi di prevenzione sul piano sociale". I centri antiviolenza svolgono non solo un ruolo di accoglienza delle vittime di abusi e di sostegno, ma sono essenziali anche ai fini della prevenzione.

Eppure nella delibera che approderà oggi in aula contenente l'assestamento di bilancio, mancano all'appello 300.000 euro destinati proprio ai centri antiviolenza. Così le donne hanno deciso di tornare oggi in piazza del Campidoglio per far sentire la loro voce: "Con una Delibera di Giunta Comunale la Sindaca Raggi prende solo atto che ci sono meno 300.000 euro di finanziamento ai centri antiviolenza del Comune di Roma, dopo aver promesso, pochi giorni dopo la sua elezione, di volerli estendere e non chiudere. Oggi la realtà è diversa e questa è una scelta miope e che avrà ripercussioni sulla lotta alla violenza di genere e che toglierà alle donne vittime di violenza supporto legale, pricologico e morale".

Intanto Sos Donna, il servizio gestito dalla cooperativa sociale Be Free ha già chiuso i battenti per mancanza di fondi. La speranza di volontarie e operatrici, di associazioni e attiviste, è che con la manifestazione di oggi il contenuto della delibera possa essere cambiato in aula Giulio Cesare.

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