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Stadio della Roma: tutti i dubbi e le critiche dopo il via libera del Campidoglio

Una settimana fa l’Assemblea Capitolina ha dato il suo via libera al progetto per il nuovo Stadio della Roma a Tor di Valle. Esultano il presidente giallorosso Pallotta, il costruttore Parnasi e il sindaco Marino. Ma tanti sono ancora i dubbi e le opposizioni al progetto. Ora la palla passerà alla Regione Lazio, che già frena.
A cura di Valerio Renzi
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L'Assemblea Capitolina sotto la guida di Ignazio Marino non si è mai distinta per velocità dei tempi di discussione o decisionismo. Solo in due casi il sindaco è riuscito a imporre a tambur battente l'approvazione di ordini del giorno e provvedimenti: la prima volta per portare a casa il così detto Salva Roma, ed evitare il commissariamento della città con i conti in rosso, la seconda solo qualche giorno fa in occasione del via libera in aula Giulio Cesare al nuovo stadio della Roma a Tor di Valle. Marino era arrivato a fare appello ai tifosi giallorossi: “Fate pressione sui consiglieri comunali”. Una fretta che non è stata per nulla gradita all'interno della sua stessa maggioranza, ma che alla fine ha consento al primo cittadino di raggiunge l'obiettivo, nonostante il mal di pancia di una parte di Sel (due consiglieri non hanno partecipato al voto) e di Riccardo Magi (Radicali).

Un'opera di pubblica utilità?

Tanti sono ancora i dubbi sull'operazione urbanistica ed economica. Al centro del dibattito in aula la “pubblica utilità” o meno dell'opera, che continua a non convincere molti: comitati del territorio e associazioni ambientaliste in testa ritengono che non ci sia nessuna utilità pubblica ma solo una operazione economica privata, per di più spericolata. Il nodo del potenziamento del trasporto pubblico è stato al centro del dibattito sull'utilità pubblica dell'opera: alla fine chi costruirà lo stadio, dovrà farsi carico di trasformare la linea “Roma-Lido” in una metropolitana di superficie potenziandola e di prolungare la metro B fino a Tor di Valle.

Ma quando parliamo del nuovo stadio della Roma esattamente di cosa parliamo? Perché lo stadio è solo una parte del progetto, non a caso l'assessore all'Urbanistica Giovanni Caudo ha usato il termine “business-district” e “nuova centralità” per spiegare il progetto. Attorno alla nuova casa dei giallorossi sorgeranno case, uffici, negozi griffati e chi più ne ha più ne metta. Un'operazione resa possibile grazie a due commi inseriti nella Legge di Stabilità del 2013, che dichiara come, grazie alla dichiarazione di pubblica utilità, si possa andare in deroga al piano regolatore per la costruzione degli stadi e soprattutto di quello che gli nascerà attorno.

Aree verdi e pericolo idrogeologico

A protestare per la nuova colata di cemento in arrivo (900 milioni di metri cubi in tutto) sono anche le associazioni ambientaliste (WWF e Legambiente in testa) e i comitati del territorio, che avrebbero voluto vedere nell'ansa del Tevere dove sorgerà lo stadio un parco naturale attrezzato. Le paure per la cementificazione sono anche di natura idreogeologica: l'area, vicinissima al Tevere, è a forte rischio esondazione; non a caso il PRG indica l'ansa del Tevere di Tor di Valle come area inedificabile.

I dubbi sulla sostenibilità economica

Il nuovo Stadio della Roma verrà a costare circa un miliardo di euro, almeno secondo le stime iniziali del costruttore Parnasi. I soldi arriveranno dalle banche, Parnasi al momento non navigherebbe nell'oro, Goldman Sachs in prima fila dopo che la nostrana Unicredit si è sfilata dall'operazione, e da importanti marchi come Disney e Nike (che avranno il loro megastore nell'area). La Roma non avrà quindi nessuno stadio di proprietà, non avendo il patron Pallotta capitali da investire nell'operazione, ma pagherà l'affitto proprio a Parnasi. Una parte dei capitali investiti dovrebbero rientrare subito dalla vendita e l'affitto di uffici e case previsti nel progetto, questo però nella speranza che il mercato si rialzi, visto che le richieste di spazi per terziario e la vendita di immobili sono al palo dall'inizio della crisi.

Cosa succede ora? La Regione Lazio frena

Dopo il via libera alla “pubblica utilità” dell'opera da parte del Comune di Roma la palla passa ora ai proponenti del progetto che dovranno presentare la versione definitiva alla conferenza dei servizi della Regione Lazio, che avrà 180 giorni di tempo per dare il suo via libera. Ma proprio dalla Pisana frenano gli entusiasmi. A parlare è stato non a caso Nicola Zingaretti all'indomani dell'approvazione della delibera in aula Giulio Cesare: “Vanno evitate aspettative non corrispondenti alle norme”, parole che per alcuni sono suonate come un vero e proprio stop. “La scansione dei tempi procedurali delle conferenze di servizi è disciplinata dalla legge 241/1990 – precisano ancora dalla Regione Lazio – che prevede tra l'altro la possibilità di sospenderne i termini per l'acquisizione dei necessari nulla osta come ad esempio la Valutazione d'Impatto Ambientale”. Insomma la strada è ancora lunga, e difficilmente la prima partita sarà giocata davvero nel 2017 nel nuovo stadio come si è augurato il sindaco.

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