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Moschea di Roma: “Dopo la strage di Parigi chiamati a esame coscienza, no a ignavia”

Dalla Grande Moschea di Roma un messaggio di solidarietà e fratellanza dopo la strage nella redazione dello Charlie Hebdo. Il direttore del Centro Culturale Islamico d’Italia, che gestisce il luogo di culto, ha invitato a riflettere su quanto accaduto e a mobilitarsi conto la violenza e l’oscurantismo.
A cura di Valerio Renzi
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"Il Centro Islamico Culturale d'Italia – si legge sulla pagina Facebook della Grande Moschea di Roma – condanna con forza l'attentato compiuto ieri a Parigi contro la sede della rivista francese Charlie Hebdo". Nella nota il Centro islamico Culturale d'Italia, che gestisce la Grande Moschea di Roma, la più grande d'Italia e punto di riferimento per migliaia di fedeli,  esprime le proprie condoglianze ai familiari delle vittime della strage di oggi sentendosi “vicino ai Parigini, alle forze dell'ordine della capitale e a tutto il Popolo francese per il brutale attacco subito”.

A intervenire è anche  Abdellah Redouane, direttore del centro, che non solo ha dichiarato la sua vicinanza alle famiglie e ai colleghi delle vittime, ma ha invitato ai fedeli ad un momento di riflessione e a mobilitarsi contro "l'oscurantismo" e alla violenza. Ecco le parole di Redouane: “Quello di oggi è certo in primo luogo il momento nel quale esprimere la nostra solidarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime e al popolo francese per il grande tributo di sangue versato, il momento per stringerci a tutti loro e condividerne il dolore, ma è anche un momento per riconsiderare il fallimento del vivere insieme voluto e causato da elementi terroristici. E’ necessario restare uniti contro la barbarie e la violenza e lavorare sempre di più uniti, non solo per garantire e difendere la libertà di stampa e di opinione, ma più in generale per proteggere la democrazia, minacciata da forze oscurantiste di inusitata mostruosità. Ogni silenzio è divenuto ormai intollerabile e inaccettabile, un silenzio pieno di ignavia non può che trascendere nella connivenza e nella complicità. Va respinto. Siamo tutti chiamati a fare un esame di coscienza, ma anche a rispondere a voce alta a questa minaccia. Poiché la minaccia si alimenta del silenzio. Ciò si può fare solo rafforzando il lavoro di chi è impegnato in prima linea in favore del dialogo tra le religioni e le culture e per la promozione dei principi di pluralismo e rispetto della libertà. E' dovere inderogabile di ognuno di noi, di ogni credente”.

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