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L’ospedale Bambin Gesù prova a salvare Charlie Gard: “Portiamo a Londra cura sperimentale”

Dopo il no del governo britannico al trasferimento del piccolo Charlie Gard al Bambin Gesù di Roma, l’ospedale romano ha proposto di portare una terapia sperimentale a Londra per provare a salvare il piccolo. Charlie, 10 mesi, è ricoverato dallo scorso ottobre per una grave malattia rara. I giudici britannici e la Corte europea dei diritti dell’uomo hanno deciso che, per non farlo soffrire, gli devono essere sospese le cure.
A cura di Francesco Loiacono
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Il piccolo Charlie Gard
Il piccolo Charlie Gard

Dopo il no del governo britannico al trasferimento del piccolo Charlie Gard all'ospedale Bambin Gesù di Roma, dal nosocomio del Vaticano arriva un'ulteriore proposta per provare a salvare il bimbo. Charlie, appena 10 mesi, è in questi giorni al centro di un vero e proprio "caso": i giudici britannici e una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo hanno deciso che il bambino, affetto da una malattia rara (la sindrome da deplezione del DNA mitocondriale), non può più essere curato. Per non causargli ulteriore dolore i giudici hanno quindi decido che al piccolo, ricoverato da ottobre 2016 al Great Ormond Street Hospital di Londra, debbano essere somministrate solo cure palliative.

L'ospedale Bambin Gesù di Roma (che si trova in territorio del Vaticano), per voce della presidente Mariella Enoc, si era offerta di provare a salvare il bimbo, chiedendone il trasferimento. Una soluzione che però non si può praticare, come ha affermato il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, al suo omologo Angelino Alfano. Dall'ospedale romano è arrivata un'altra proposta: portare a Londra una cura sperimentale per tentare di salvare Charlie: "La Farnesina ha avuto la stessa risposta che l'ospedale ha dato a noi: che loro non possono trasportare il bambino a meno che noi non applichiamo il protocollo, ovvero la legge che ha dato la Suprema Corte, quindi non curare più il bambino e staccare la spina. È ovvio che a questo abbiamo risposto di no, che noi non intendiamo farlo – ha detto Mariella Enoc – Contemporaneamente un nostro scienziato è stato contattato da medici di varie parti del mondo, perché c'è un protocollo internazionale, sperimentale, che si potrebbe applicare al bambino, dove si vuole: a Londra, a Roma, a New York. I ricercatori sono disponibili e stanno lavorando per proporre l'applicazione di questo protocollo internazionale di una cura sperimentale".

Il Bambin Gesù: "Nessuna falsa aspettativa"

La presidente del Bambin Gesù ha comunque sottolineato: "Noi non abbiamo dato nessuna falsa aspettativa, io ho detto fin dall'inizio che questa è una malattia gravissima e incurabile. Se però qualcuno e i genitori acconsentano a voler provare una cura sperimentale… noi ci siamo, ma è una decisione dei genitori. La mamma è assolutamente convinta che il bambino possa morire, ma lei crede che se il bambino debba morire, muoia dopo aver tentato questa cura". Restano però molti i dubbi legali legati all'applicazione di questo protocollo sperimentale: "Non so se con questo protocollo i genitori potranno ricorrere ancora alla Corte Suprema e chiedere, ad esempio, una sospensione della sentenza, in attesa che il bimbo possa provare la cura. Stanno lavorando i nostri scienziati".

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