Cemento ecologico? La formula arriva dall’Antica Roma
Vi siete mai chiesti come mai i monumenti della Roma Antica sono arrivati fino a noi a volte quasi intatti? Come hanno fatto a resistere così a lungo a intemperie, disastri naturali, guerre e saccheggi? La risposta arriva da uno studio apparso sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences che spiega la solidità e la resistenza del calcestruzzo usato dagli antichi romani. La ricerca è frutto della collaborazione di studiosi italiani, americani e cinesi, che hanno analizzato la composizione chimica del cemento romano svelando l'arcano. La malta perfezionata da operai e ingegneri era composto da "pozzolana" (un mix di ceneri vulcaniche e limo provenienti dai Campi Flegrei) e calce, al cui interno erano inseriti frammenti di tufo, mattoni e cocci.
Replicando il calcestruzzo secondo la ricetta degli antichi romani gli scienziati l'hanno lasciata indurire per ben 180 giorni scoprendo che indurendosi i materiali contenuti nella speciale miscela creano la "strätlingite", un cristallo durissimo che impedisce alle crepe di allargarsi, rendendo l'impalcatura delle costruzioni resistente e in grado di resistere a forti sollecitazioni meccaniche e sismiche.
Ma non finisce qui perché, secondo quanto affermato dai ricercatori, aver scoperto i segreti del calcestruzzo dell'Antica Roma potrà aiutare anche la produzione di cemento ecologico. Si calcola infatti che la produzione di demente produca circa il 7% della Co2 che ogni anno si riversa nell'atmosfera. "Se riuscissimo anche noi a incorporare un volume consistente di pietre vulcaniche nella produzione di cementi potremmo ridurre sensibilmente le emissioni di anidride carbonica – spiega Marie Jackson, ricercatrice dell'Università della California di Berkerley che ha coordinato lo studio, al quotidiano la Repubblica che ha dedicato allo studio un servizio- aumentando inoltre la durabilità del materiale, e la sua resistenza a sollecitazioni meccaniche".