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Vedetta ruba soldi a capi della piazza di spaccio, pusher lo pestano a morte: arrestati 2 ventenni

Luigi Moriconi è morto a marzo dopo un lungo periodo di agonia: era stato pestato a morte dai capi di un’organizzazione criminale attiva a Ponte di Nona. La sua colpa? Essersi assentato dal suo posto di vedetta per diverse volte e aver rubato dei soldi alla banda per cui lavorava. E per i pusher questo era stato un affronto troppo grave.
A cura di Natascia Grbic
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Lo avevano ucciso perché da semplice pusher col ruolo di vedetta qual era, aveva lasciato diverse volte il ‘posto di lavoro‘. E in un'occasione, aveva preso del denaro dalle casse dell'organizzazione criminale che lo aveva assoldato per controllare l'arrivo delle forze dell'ordine nelle piazze di spaccio. Dovevano mandare un messaggio, uno di quelli che fosse recepito bene dagli altri spacciatori al soldo della banda: e così, come accade nelle trame dei film, è stato ucciso a suon di botte. Luigi Moriconi, classe 1968, è stato pestato a morte alcuni mesi fa: morirà dopo mesi di agonia in ospedale, devastato nel corpo e nella mente. Oggi i suoi presunti assassini sono stati arrestati: si tratta di due ragazzi giovanissimi, uno di 20 e l'altro di 21 anni, già in carcere per altri reati.

Smantellata l'organizzazione criminale di Ponte di Nona

Secondo quanto emerso dalle indagini, i due ragazzi farebbero parte di una violenta organizzazione criminale operativa nel quadrante di Roma Est della capitale, soprattutto nella zona di Ponte di Nona. Organizzazione che è stata disarticolata nello scorso mese di marzo da un'operazione dei carabinieri, chiamata ‘Salvezza'. In quell'occasione erano state arrestate quindici persone, tutte accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, armi, sequestro di persona a scopo di estorsione, estorsione, rapina, ricettazione e tentato omicidio.

Pestaggi e violenze: i metodi della banda

Sarebbe R.R., il giovane di soli vent'anni, il capo dell'organizzazione criminale attiva a Ponte di Nona. L'imperativo era uno: non bisognava mai violare le regole della banda. Chi si azzardava a fare qualcosa di diverso dalla sua mansione, veniva pestato brutalmente. Tanto che i metodi usati erano noti in tutta Roma per la loro violenza. Moriconi, una semplice vedetta, si era permesso di rubare del denaro: e questo, per i capi dell'organizzazione criminale, è bastato per condannarlo a morte.

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