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Valentina, morsa da un ratto a Trastevere: “Stavo chiacchierando con degli amici”

“Mentre ero seduta su una panchina di piazza San Cosimato sento qualcosa che si arrampica sulla mia gamba e poi sento un morso. Ma non realizzo perché ho pochissimo tempo per rendermi conto che sono stata ‘assaggiata’ da un ratto”, è il racconto di Valentina Fatuzzo, romana e residente a Trastevere.
A cura di Enrico Tata
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Morsa da un ratto in pieno centro a Roma mentre chiacchierava con degli amici seduta su una panchina. Valentina Fatuzzo, romana e residente a Monteverde, era appena uscita dal cinema e si era seduta a parlare in piazza San Cosimato a Trastevere, sede del mercato rionale. All'improvviso sente un morso. "Sento qualcosa che si arrampica sulla mia gamba e poi sento un morso. Ma non realizzo perché ho pochissimo tempo per rendermi conto che sono stata ‘assaggiata' da un ratto. L'istinto è stato quello di muovere la gamba per liberarmi perché lui era ancora con me, agganciato", racconta Valentina all'agenzia Aska.

Dopo il morso va a farsi visitare dai sanitari della guardia medica di via Morosini.  "Esco da lì con una ricetta di antibiotico ad ampio spettro da prendere immediatamente  e l'idea di dovermi recare la mattina dopo, il prima possibile, perché comunque ho un tempo limitato, entro le 24 ore, al centro antirabbico dell'università La Sapienza". In realtà il centro antirabbico è stato chiuso e trasferito al Policlinico Umberto I al Centro di igiene e malattie tropicali. I medici spiegano a Valentina che in questi casi non si fa più l'antirabbica, ma l'antitetanica associata una profilassi attiva, con la somministrazione di immunoglobuline, un farmaco ad alto rischio. I farmacisti però non vogliono venderglielo. Valentina si reca allora al pronto soccorso del San Giovanni. "Sembra tutto difficilissimo, è molto grottesco e surreale perché al di là dello stress psicologico
non c'è l'informazione dovuta, non c'è un supporto, un sostegno. Mi imbatto in una dottoressa che mi fa presente che il farmaco è molto rischioso e secondo lei io dovrei tornare a casa e non fare nulla. Ritorno dalla caposala che mi è solidale e riusciamo attraverso un consenso informato a sbloccare questa situazione che è molto penosa, e finalmente queste 500 unità di antitetanica attiva mi vengono iniettate".

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