video suggerito
video suggerito

Uomo morto al San Camillo di Roma dopo un trapianto di cuore: chiesta proroga delle indagini

La procura di Milano ha chiesto altri sei mesi di tempo per indagare sul caso dell’uomo morto all’ospedale San Camillo di Roma dopo un trapianto di cuore. Al centro dell’inchiesta, che vede indagati per omicidio colposo cinque medici, le condizioni dell’organo, che era stato prelevato all’ospedale San Raffaele di Milano. Una perizia: “Il cuore era idoneo al trapianto”.
A cura di Francesco Loiacono
78 CONDIVISIONI
(Immagine di repertorio)
(Immagine di repertorio)

Ancora sei mesi di tempo. È quanto ha chiesto la procura di Milano per indagare sul caso di un uomo cardiopatico che, nel settembre 2016, morì all'ospedale San Camillo di Roma subito dopo aver subito un trapianto di cuore. Sono i magistrati milanesi competenti a indagare sull'accaduto perché al centro dell'inchiesta ci sono proprio le condizioni dell'organo che fu impiantato alla vittima, un uomo di 60 anni. Quel cuore che smise di battere, causando la morte del paziente cardiopatico, era stato prelevato dal corpo di un 48enne milanese all'ospedale San Raffaele di Milano. Da qui il trasferimento dalla Capitale al tribunale del capoluogo lombardo dell'inchiesta che vede complessivamente indagati, con l'accusa di omicidio colposo, cinque medici: due dell'ospedale milanese e tre del San Camillo.

Una perizia della procura: cuore idoneo al trapianto

I termini dell'inchiesta scadranno ai primi di aprile: da qui la richiesta della procura al giudice per le indagini preliminari, che adesso dovrà decidere nel merito. Gli ulteriori sei mesi di tempo per le indagini sono stati chiesti anche perché gli inquirenti sono alle prese con un'importante decisione: decidere se effettuare o meno altre attività istruttorie dopo che una perizia condotta da quattro esperti, nominati dal pubblico ministero Francesco De Tommasi, ha accertato che il cuore trapiantato risultava idoneo: conclusioni che, se condivise da un giudice, alleggerirebbero la posizione degli indagati. Secondo gli esperti Cristina Basso, Ugolino Livi, Massimo Montisci e Francesco Tona il "rischio di esito sfavorevole" del trapianto era da considerarsi "standard e le anomalie riscontrate nel cuore del donatore potevano al più allertare gli operatori per un monitoraggio stretto post-trapianto, ma niente avrebbero potuto fare con l'insufficienza d'organo appalesatasi immediatamente dopo il trapianto". Oltre a questa perizia della procura agli atti dell'inchiesta ne è stata deposita un'altra, eseguita dai periti incaricati dagli avvocati dei famigliari dell'uomo morto. I legali hanno già preannunciato che depositeranno anche altre note integrative.

78 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views