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Un libro in ricordo di Felice Pulici, il portiere gentile con la Lazio nel cuore

Un libro dal titolo “Per sempre Felice” omaggia la carriera di Felice Pulici, portiere gentile con la Lazio nel cuore. Ebbe la forza di fare da mediatore tra i due clan della Lazio del ’74, con la quale vinse il primo scudetto della storia biancoceleste. Ad omaggiarlo vari esponenti del mondo Lazio, come Wilson e Ledesma.
A cura di Tommaso Franchi
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Con le mani faceva tutto. Parava i tiri degli avversari, separava le risse tra i suoi compagni e accarezzava i propri amici. Felice Pulici racchiuse tutto questo nel 1974, quando tra i pali della Lazio portò la squadra capitolina a vincere il primo scudetto della sua storia. Felice, recentemente scomparso, era il portiere di una squadra divisa in clan. In campo aiutava l'allenatore Tommaso Maestrelli a gestire i ragazzi, divisi in fazioni diverse ma uniti quando si trattava di scendere in campo. Al circolo canottieri Aniene c'è stata l'occasione per ricordare il portiere recentemente scomparso, con la presentazione del libro "Per sempre Felice", scritto dalla redazione di Lazialità. Ad assistere all'evento Pino Wilson, capitano di quella Lazio scudettata, e altri rappresentati del mondo biancoceleste, come Delio Rossi, Cristian Ledesma e Bernardo Corradi. Insieme a loro anche il presidente del CONI Giovanni Malagò.

La storia di Pulici

Felice si distingueva dai turbolenti anni '70 per classe ed eleganza. Arrivò alla Lazio nel 1972, trasferendosi da Novara. Vestì da subito la maglia nera con il numero uno, quella che un tempo indossavano i grandi portieri. Divenne da subito amico di Giorgio Chinaglia, ma fu bravo a non entrare prepotentemente nel suo clan. Fu il mediatore della Lazio di Maestrelli, calmando due poli contrapposti. Con Chinaglia stavano Wilson, Oddi, Nanni, Petrelli e Facco. Dall’altra parte Martini, Garlaschelli, Re Cecconi, Frustalupi, Moriggi. Agli altri che restavano fuori dai clan, tra i quali Pulici, non restava che aspettare l'arrivo della domenica. Solo in campo la rabbia accumulata in settimana diventava foga sportiva e vigore agonistico. Un vigore che portò Pulici a giocarsi un posto in Nazionale ai mondiali del '74, ma davanti a lui trovò la strada murata da due mostri sacri dei pali, come Dino Zoff e Angelo Albertosi. Lottò per un posto come terzo portiere, ma il ct Ferruccio Valcareggi gli preferì Luciano Castellini del Torino. La sua scomparsa nel dicembre dello scorso anno ha portato la redazione di Lazialità ad omaggiare la sua carriera, vissuta lanciandosi da un palo all'altro.

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