Test sierologici per vigili del fuoco e forze dell’ordine: “Coinvolti in 60.000 subito”
Test sierologici per vigili del fuoco e forze dell'ordine. "Cominceranno subito e coinvolgeranno 60mila unità" a comunicarlo il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, al termine di una riunione operativa che si è svolta stamattina in collaborazione con la Regione Lazio, a cui hanno preso parte il governatore Nicola Zingaretti, l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, i rappresentanti della polizia di Stato, dei carabinieri, della guardia di finanza, dei vigili del fuoco, dell’Esercito e l’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani, in prima linea nella battaglia contro il coronavirus.
60mila test sierologici su vigili del fuoco e forze dell'ordine
Un'iniziativa quella assunta dalla Regione di sottoporre a indagine epidemiologica soccorritori e operatori quotidianamente esposti ed impegnati nel contrasto dell'emergenza, che Pantalene ha definito "di assoluto rilievo e a tutela dell’intera collettività". "Un programma di sorveglianza importante" ha spiegato Zingaretti, che punterà di fatto ad individuare tra 60mila persone esaminate, quelle entrate in contatto con il virus. A spiegare la strategia d'azione D'Amato: "Il personale verrà sottoposto ai test secondo modalità decise da ogni corpo di appartenenza, per definire con maggior precisione la situazione epidemiologica e guidare interventi di controllo mirato, basati sulla ricerca di anticorpi su aree a rischio più elevato".
Cosa sono i test sierologici
I test sierologici permettono, attraverso un prelievo di sangue, di capire se una persona sia entrata in contatto con il coronavirus, verificando se il suo sistema immunitario abbia sviluppato gli anticorpi della malattia. Si differenzia dal tampone, un esame che punta ad individuare l'eventuale infezione in atto, attraverso un campione di materiale biologico prelevato con un bastoncino cotonato dalle prime vie respiratorie. Un esame quello del test sierologico, tuttavia, come spiega l'Istituto Superiore di Sanità, "i cui risultati non sono così corretti, perché non diagnosticano infezioni molto recenti e che devono comunque essere confermati dai tamponi". Secondo il professor Rezza (Iss) e il virologo Pregliasco dell’Università di Milano, questi test non sarebbero affidabili al 100% e non escluderebbero totalmente la potenziale infettività di una persona, che risulta positiva, pur avendo sviluppato gli anticorpi.