Terremoto, il palazzo di Amatrice rimasto in piedi: prima le critiche, adesso è un simbolo
È lì, integro, con quel suo colore rosso molto acceso e il suo stile sgraziato che gli avevano attirato tante critiche in passato. Eppure adesso l'edificio a metà di corso Umberto, nel centro di Amatrice, uno dei pochi a essere rimasto in piedi dopo il violento terremoto di tre notti fa, potrebbe suo malgrado diventare il simbolo della ricostruzione del borgo in provincia di Rieti.
La storia del palazzo di cinque piani, costruito nei primi anni Cinquanta dal commerciante Domenico Piccirilli e riportata da alcuni mezzi di informazione, è una delle poche note positive a cui aggrapparsi in un panorama che presenta ovunque macerie, tra le quali continuano le operazioni di soccorso da parte di vigili del fuoco e protezione civile.
Il palazzo era stato a lungo criticato: troppo il contrasto con gli altri edifici del centro storico di Amatrice, uno dei borghi più belli d'Italia. Anche la sua altezza era considerata spropositata, soprattutto perché superava il vicino palazzo comunale. Eppure, quel palazzo tanto criticato adesso è ancora lì: il merito potrebbe essere dei materiali di qualità utilizzati nel costruirlo, segno che quando si fanno le cose con criterio – al contrario dei lavori nella scuola di Amatrice – prima o poi se ne raccolgono i frutti. C'è naturalmente anche chi grida al miracolo: e in effetti sorprende il fatto che addirittura già ieri i dipendenti della Banca Intesa, che è ospitata al piano terra dello stabile, siano potuti entrare nei loro uffici dopo le opportune verifiche dei vigili del fuoco.
Quel che è certo è che proprio da questo palazzo a lungo bistrattato si potrà ripartire per ricostruire un paese decimato (oltre 200 i morti nella sola Amatrice) che non può rischiare di diventare un paese fantasma. Magari con più stile, ma con lo stesso rigore di chi ha edificato quello che ora è il palazzo simbolo del paese.