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Tavolo per Roma, Calenda contro Raggi: “È una turista per caso, dal comune nessun contributo”

Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda attacca la sindaca capitolina Virginia Raggi sulla vicenda del tavolo per Roma: “Sembra una turista per caso, il contributo del comune di Roma è zero, è uno spettatore assente”.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’apertura del tavolo per Roma voluto dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda sembrava essere una importante occasione di rilancio per la Capitale, ma forse non tutti gli attori in campo sembrano pensarla così. Almeno è quel che viene fuori dalle parole dello stesso Calenda che attacca duramente la sindaca di Roma Virginia Raggi, definita come una “turista per caso”. Secondo il ministro, il comune di Roma è uno “spettatore assente” al tavolo. Le parole di Calenda durante un’intervista rilasciata al Messaggero sono chiare e accusano la sindaca e l’amministrazione capitolina, ma il tavolo va comunque avanti, assicura ancora il ministro.

“Quello che faccio lo faccio per la mia città – esordisce Calenda – su richiesta dei sindacati che si sono fatti parte attiva del rilancio di Roma. Come è noto non mi candiderò alle prossime elezioni e le questioni partitiche mi interessano meno di zero. Peraltro ho tenuto a precisare all’inizio che non ritengo i problemi economici di Roma colpa della Raggi e che il tavolo aveva lo scopo di ricostruire un clima di collaborazione. Ma una cosa la devo dire. Questo lavoro è stato fatto in gran parte dal Mise con la Regione, che ha avuto un atteggiamento di grandissima apertura sui progetti, con i sindacati e le associazioni. Il Comune di Roma, invece, a questo tavolo sembra uno spettatore assente. Noi, dopo un’analisi approfondita dei dati della città, abbiamo presentato le iniziative e abbiamo identificato le risorse insieme alla Regione. E questo ci sta pure, non è un problema. Quello che non funziona è che nelle attività che vanno fatte perché i progetti vedano la luce, il contributo del comune di Roma è zero”.

Calenda spiega ancora:

Mettiamola così, su un miliardo e 256 milioni, il contributo del Comune è di 153 milioni. Come ho detto non è un problema. Sono soldi pubblici che vanno spesi per i cittadini è irrilevante da dove vengono. Quello di cui mi sono stancato è di aver messo a lavorare venti persone del mio staff, con una sindaca che viene alle riunioni come se fosse una turista per caso. Guarda le cose e dice questo sì, questo forse, questo vediamo e comunque dateci più soldi. È inaccettabile. Le faccio un esempio concreto? Le sembra normale che io contatto con il mio staff, Unindustria e Camera di Commercio, le prime cento imprese romane per capire quali sono i problemi e quali le opportunità, le riunisco, e la sindaca non c’è?

Per giustificare questo atteggiamento non bastano gli impegni istituzionali, secondo Calenda: “Per incontrare le imprese ho saltato un incontro con il premier Gentiloni e non sono andato al consiglio dei ministri. Io non faccio l’assessore della Raggi. Sono il ministro dello Sviluppo economico che sta dando una mano ad una città che versa in condizioni pietose non l’Assessore della Raggi che è pagata per farla funzionare la città”.

Ma il tavolo non finisce qui: “Ci mancherebbe con tutto il lavoro fatto. Andremo avanti con la Raggi o senza la Raggi. Del resto, se questo è l’atteggiamento, è esattamente la stessa cosa. Le faccio un altro esempio. Decidiamo con il ministero dei Beni culturali di investire una parte rilevante delle risorse di Turismo 4.0 per sviluppare un progetto di valorizzazione dei Fori imperiali. Io le chiedo di andare da Franceschini (Dario, ministro della cultura, ndr) per fare l’accordo sulla gestione e la valorizzazione congiunta dei Fori che il ministro le ha proposto da tempo. E lei sa cosa mi risponde? Quelli sono fatti miei, me la vedo io”.

L’attacco alla Raggi continua:

Ci siamo, il governo e la Regione, che fanno un lavoro per Roma mentre lei sceglie il menù come fosse al ristorante, lamentandosi dei fondi senza essere in grado di spendere nemmeno quelli che ha e senza chiarire cosa vorrebbe fare con i nuovi. Io vado avanti, ma non intendo accettare per un minuto in più questo atteggiamento. La signora sindaca quando si chiamano le imprese romane si presenti, le incontri e le ascolti. Perché avrebbe compreso che le principali tre società di telecomunicazioni italiane hanno detto che a causa delle delibere comunali il 5G, la banda ultralarga mobile, a Roma non può arrivare. Nel documento presentato due giorni fa ci sono 19 iniziative prioritarie sulle quali rifondare il posizionamento della capitale.

E sui contributi messi a disposizione dal comune risponde: “Non c’è un contributo di soldi, di pensiero o di azione. Alla fine della presentazione, peraltro già rivista più volte con il suo staff, la sindaca ha detto che ci farà sapere cosa ne pensa. Bontà sua”. Si tratta solo di mancanza di volontà politica? Calenda risponde: “Spero sia solo questo. Perché se fosse un mix di arroganza e incompetenza saremmo di fronte ad una situazione senza speranza”.

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