Stupro nella caserma del Quadraro: carabinieri condannati a 10 e 6 anni di carcere
Dieci anni di reclusione per Alessio Lo Bartolo, sei anni per Leonardo Pizzarelli: sono queste le condanne emesse dal giudice per i due carabinieri che il 24 febbraio 2011 hanno ripetutamente violentato una donna in stato di fermo nella caserma del Quadraro, quartiere alla periferia di Roma. Secondo quanto riportato su la Repubblica, il pubblico ministero Eleonora Fini aveva chiesto nove anni per Lo Bartolo e cinque per Pizzarelli (che non ha partecipato allo stupro ma non ha fatto nulla per impedirlo): il giudice ha però deciso per una pena più severa. Per lo stesso reato sono stati già condannati in via definitiva a quattro anni di reclusione Francesco Carrara e Cosimo Vincenzo Stano, un vigile urbano e un altro carabiniere che quella notte non erano nemmeno in servizio. A differenza di Alessio Lo Bartolo e Leonardo Pizzarelli, i due avevano scelto di essere processati con il rito abbreviato. La sentenza per i due carabinieri è arrivata dopo otto anni dallo stupro della donna: durante tutto questo tempo, i quattro hanno provato a coprirsi a vicenda, arrivando anche a dire che la vittima sarebbe stata consenziente. Ma i fatti raccontano un'altra verità.
Stupro del Quadraro, la violenza nella notte del 24 febbraio 2011
La sera del 24 febbraio 2011 Alessio Lo Bartolo, Leonardo Pizzarelli, Francesco Carrara e Cosimo Vincenzo Stano hanno ripetutamente abusato di una donna in stato di fermo nelle celle di sicurezza nella caserma del Quadraro. La vittima, che all'epoca aveva 32 anni, era stata arrestata per aver rubato alimenti di poco valore in un supermercato Oviesse su via Tuscolana. Portata inizialmente nella caserma del Tuscolano, è stata poi trasferita al Quadraro perché non c'erano celle libere. Il giorno dopo, infatti, avrebbe avuto il processo per direttissima. I quattro agenti hanno svegliato la donna nel cuore della notte, offrendole un amaro: e, dopo averla fatta ubriacare, l'hanno violentata in gruppo. Forse pensavano che la donna, visto lo stato di fermo, non avrebbe parlato: e invece, subito dopo il processo per direttissima, si è confidata con un amico, che l'ha convinta a sporgere denuncia.