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Spallanzani: “Non è vero che nel Lazio è vietata terapia al plasma”

Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, smentisce le voci secondo cui nel Lazio sarebbe impedito l’uso del plasma da convalescente. “I centri clinici della Regione Lazio hanno potuto aderire al programma nazionale di valutazione randomizzata e controllata”, spiega. Ma aggiunge anche che, in assenza di una prova di valutazione, questi sono solo trattamenti ‘al limite della stregoneria’.
A cura di Natascia Grbic
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"Non corrisponde al vero che nella Regione Lazio venga impedito l'uso di plasma da convalescente". Lo ha dichiarato oggi Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani di Roma. Non è ancora verificato se il trattamento sia efficace o meno, attualmente è ancora in fase di studio. E quindi non può essere utilizzato al dì fuori di studi controllati. "Già da aprile sono stati autorizzati la raccolta, la conservazione e l'eventuale utilizzo di plasma da convalescente. Inoltre i centri clinici della Regione Lazio hanno potuto aderire al programma nazionale di valutazione randomizzata e controllata dell'impiego di plasma da convalescente, coordinato dall'Istituto superiore di Sanità e dall'Agenzia italiana del Farmaco". Solo quando lo studio sarà finito e se sarà ritenuto valido, allora potrà essere considerato come trattamento. Senza risultati "i trattamenti che non escono da una prova di valutazione possono non solo essere pericolosi, ma talvolta essere controproducenti per i pazienti e al limite della stregoneria".

La terapia al plasma nella lotta contro Covid-19

Da settimane nella comunità medica e scientifica ci si interroga sull'efficacia della cura al plasma per sconfiggere Covid 19. In diversi ospedali d'Italia sono partite le prime sperimentazioni sui pazienti, ma per ora non è ancora possibile avere certezza dei risultati ottenuti. Insomma, la cura al plasma non è allo stato attuale considerata un'arma contro il coronavirus. La terapia consiste nell'estrarre gli anticorpi dal plasma dei guariti e reinfonderli in altri pazienti. Bisogna però sciogliere ancora eventuali nodi, tra cui quello della sicurezza: con il sangue, infatti, possono trasmettersi anche eventuali infezioni.

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