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Sotto l’Appia Antica ci potrebbe essere una “Pompei” romana

Nel sottosuolo degli undici ettari sfuggiti all’esproprio comunale del 2005 e ancora in mano ai privati si potrebbe però nascondere una piccola ‘Pompei’ romana, un sito archeologico “sigillato” che potrebbe aver conservato quasi intatto un patrimonio dal valore storico e archeologico incalcolabile.
A cura di Enrico Tata
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C'è una parte del Parco dell'Appia Antica che ancora è in mano ai privati, che lì hanno aperto attività commerciali, affittano spazi per feste, organizzano eventi e banchetti. Nel sottosuolo di quegli undici ettari sfuggiti all'esproprio del 2005 si potrebbe però nascondere una piccola ‘Pompei' romana, un sito archeologico "sigillato" che potrebbe aver conservato quasi intatto un patrimonio dal valore storico e archeologico incalcolabile. Sottoterra potrebbero esserci anche i resti del Santuario di Marte, ricercato fin dal 1500 nella valle della Caffarella e mai ritrovato.

Nel 2005 e nel 2007 il comune di Roma espropriò ai privati tutta l'area che oggi fa parte del Parco Regionale dell'Appia Antica. Mancano "solo" undici ettari lasciati in mano ai vecchi proprietari. "Ora, abbiamo scritto al sindaco Virginia Raggi, agli assessori competenti e ai due municipi interessati, il VII e l’VIII per cercare di risolvere la situazione. Dal sindaco non è ancora arrivata risposta", racconta all'Adnkronos Roberto Federici del Comitato Parco della Caffarella. Quell'area, spiega l'archeologa Rachele Dubbini,  "è strettamente legata alle origini di Roma perché ospitava uno dei culti più antichi, quello di Marte, padre fondatore di Roma, il cui santuario è stato cercato e ricercato sin dalla ripresa degli studi umanistici nel 500”. Negli anni '70, per caso, furono trovate opere di epoca Repubblicana durante i lavori per realizzare il condotto della Caffarella, ma poi tutto fu ricoperto e ora sulle strutture romane sorge il parcheggio di un concessionario e uno sfasciacarrozze. Dubbini definisce quei ritrovamenti una "piccola Pompei", “perché queste strutture furono abbandonate già nell’antichità e questo significa che questi ambienti sono ‘sigillati’, e cioè che da allora più nessuno li ha frequentati. Potrebbero quindi ancora contenere tutti i materiali relativi alle fasi più antiche di questo santuario, grazie ai quali potremmo conoscere le origini della città di Roma”.

“La situazione va ripresa da capo con gli atti conseguenti per ogni singolo lotto. E’ una situazione che va sbrogliata, per riconsegnare il Parco nella sua interezza ai cittadini – spiega all’Adnkronos Alma Rossi, direttore dell’Ente Parco Regionale dell’Appia Antica – Se le amministrazioni collaborano se ne esce: bisogna sedersi attorno a un tavolo e ognuno deve fare la sua parte per concludere questo procedimento nel migliore dei modi. Il nostro obiettivo è tutelare questa area: il Parco non può definirsi tale finché tutti i pezzi non ne faranno parte. Basta avere la volontà”.

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