Sisma: Accumoli, polemiche sui tetti in cemento armato e i soccorsi in ritardo
La conta delle vittime e dei danni è, purtroppo, ancora in corso. Ma ad Accumoli, piccolo paese in provincia di Rieti epicentro del violento terremoto della scorsa notte, è già tempo di polemiche. Le prime riguardano il ritardo dei soccorsi: "La prima squadra dei vigili del fuoco è arrivata alle 7 e 40", ha difatti affermato al "Corriere della sera" il sindaco del paesino, Stefano Petrucci, che teme che il paese (700 abitanti divisi in 17 piccole frazioni) venga dimenticato: "Il patrimonio edilizio è del tutto compromesso". In paese resta davvero poco: la caserma dei carabinieri, il bar, le chiese sono danneggiati e inagibili. Particolarmente colpita la frazione di Illica.
Forse è troppo presto (e anche fuori luogo) puntare il dito sulla macchina dei soccorsi, che senza sosta anche nella notte appena passata è stata in funzione per recuperare i corpi di chi è rimasto sepolto dalle macerie. Ma non sono solo i ritardi a finire nel mirino di chi inizia a cercare una spiegazione al dramma appena vissuto. Un'altra polemica riguarda infatti le norme antisismiche del passato, in particolare i tetti in cemento armato costruiti sui muri di pietra. Una direttiva (poi revocata) prevista dalla Regione Lazio dopo il terremoto dell'86 permise infatti ai residenti di costruire pesanti tetti sui muri preesistenti, inadatti a reggerne il peso. Un abitante di Accumoli, intervistato dall'Ansa, punta il dito proprio su queste norme: "Quanti tetti di cemento armato sono stati fatti pesare sui muri di pietra?", si chiede sconsolato.
Adesso, però, è il momento di concentrarsi sugli sfollati e su chi potrebbe ancora trovarsi sotto le macerie. Ma di certo, quando l'emergenza sarà finita, qualcuno dovrà rispondere a tutti i dubbi e agli interrogativi di chi, in poche manciate di secondi, si è visto letteralmente crollare il mondo addosso.