Si è spento dopo 3 mesi di agonia Chicco Tagliaferri, manager del car sharing investito da una moto
È la sera del 13 marzo scorso quando Enrico Giovanni Tagliaferri, conosciuto da tutti come Chicco, viene investito in piazza Acilia, nel quartiere Trieste Salario, da una moto di grossa cilindrata, mentre attraversa la strada. Il motociclista si ferma a prestare soccorso, ma nell'impatto con l'asfalto batte con violenza la testa e le condizioni appaiono subito critiche: il trauma cranico è grave, e viene ricoverato in codice rosso al Policlinico Umberto I, poi il trasferimento all'ospedale di neuroriabilitazione Santa Lucia, dopo ancora il trasferimento d'urgenza al Sant'Eugenio, dove si è spento l'8 giugno tra lo sconcerto di amici e colleghi che speravano di poterlo riabbracciare al più presto. Classe 1955, Tagliaferri era originario della provincia di Lecco, ma da più di vent'anni viveva nella Capitale, dove attualmente ricopriva il ruolo di manager per il servizio di car sharing elettrico Share'n go e presidente della società di lobbying e comunicazione B&T Consultant. A Ballabio, suo paese natale, aveva ricoperto il ruolo di assessore alla cultura ed era anche stato candidato sindaco.
La famiglia vuole chiarezza sul decesso di Enrico Tagliaferri
Le condizioni dell'uomo sono peggiorate repentinamente a inizio di giugno a causa di un'infezione, una sepsi, che alla fine ne avrebbe provocato il decesso. Il manager aveva iniziato il percorso di riabilitazione e parenti e amici avevano finalmente tirato un sospiro di sollievo, poi l'aggravamento e, in una manciata di giorni, la morte. Ieri è stata effettuata l'autopsia mentre sulle cause della morte di Tagliaferri la procura di Roma, che ha aperto un fascicolo, e i familiari vogliono chiarezza: bisognerà stabilire se ci siano state delle manchevolezze che hanno portato alla contrazione dell'infezione all'interno dell'ambiente ospedaliero. Chicco lascia la moglie e tre figlie.