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Sgombero Lucha y Siesta, le attiviste: “Il Comune non ci ha mai proposto soluzioni alternative”

Dopo il clamore suscitato dalla lettera di sgombero per la casa rifugio Lucha y Siesta, il Campidoglio ha rilasciato una nota in cui spiega che si prenderanno carico delle donne e dei bambini nella struttura. “Siamo basite, il Comune parla di incontri che non sono mai avvenuti: e quelli che erano in programma sono sempre andati deserti”.
A cura di Natascia Grbic
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"Siamo al lavoro per garantire la presa in carico in strutture alternative di tutte le donne e i bambini che si trovano nell'immobile di proprietà Atac in via Lucio Sestio. Si sono svolti numerosi incontri tra l'Amministrazione capitolina e le attiviste della Casa delle donne Lucha y Siesta, che sono state ripetutamente informate che l'immobile da loro occupato è inserito nel concordato fallimentare di Atac e che verrà quindi messo in vendita dal Tribunale". Lo ha dichiarato Lorenza Fruci, delegata della Sindaca per le politiche di genere, dopo che nella giornata di ieri si è diffusa la notizia dello sgombero imminente della casa rifugio per le vittime di violenza Lucha y Siesta. "Rimaniamo basite per le parole di Fruci – spiegano le attiviste di Lucha y Siesta contattate da Fanpage.it – Con lei abbiamo avuto solo dei contatti telefonici e la ringraziamo per l'impegno messo, ma nella sua dichiarazione parla di numerosi incontri che non sono mai avvenuti e, laddove ci sono stati, sono andati deserti. Nessuna delle assessore che abbiamo invitato si è mai presentata, l'unica con cui abbiamo parlato qualche volta è Laura Baldassarre".

"Il Campidoglio non ha né preso una posizione politica, né provato a trovare una soluzione prima di approvare il concordato di Atac", dicono le attiviste. Nella lettera inviata a Lucha y Siesta dal Tribunale si annuncia lo sgombero imminente per il 15 settembre e il distacco di tutte le utenze. All'interno sono attualmente ospitate quindici donne che hanno intrapreso un percorso di fuoriuscita dalla violenza grazie all'aiuto e al supporto psicologico fornito nella casa rifugio. "Il Comune dice che si farà carico delle donne ospitate a Lucha, e probabilmente le manderà in qualche casa famiglia – spiegano le attiviste – Quello che non viene considerato è però il percorso di autonomia e autodeterminazione che hanno intrapreso. Questo sarà interrotto, loro sradicate da un contesto protetto dove si sentivano al sicuro, e mandate in qualche posto a caso. Quello che stanno facendo è cancellare un'esperienza fondamentale e all'avanguardia". C'è poi il problema dei minori ospitati dentro Lucha y Siesta. "Ma come si fa, con le scuole che iniziano il 16 settembre, a sgomberare dei bambini il 15? Pensano di trovargli casa e scuola insieme con sole due settimane di preavviso?".

Roma, con i suoi tre milioni di abitanti, dovrebbe avere – secondo quanto stabilito dalla Convenzione di Istanbul, ratificata dall'Italia – almeno 300 posti nelle case rifugio. Invece ce ne sono 25. Lucha ne aggiungeva 13 in più. "La nostra è un'esperienza da valorizzare e moltiplicare, non da cancellare. Bene mettere a bando nuovi edifici per costruire case rifugio, ma perché distruggere quelle che già esistono e funzionano egregiamente? Allora vi lanciamo una provocazione: Lucha la compriamo noi". Le attiviste hanno inoltre chiesto alla cittadinanza di scrivere mail alle istituzioni per chiedere di bloccare la procedura di sgombero. L'iniziativa durerà fino a mezzanotte.

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