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Omicidio Marco Vannini

Sentenza Vannini, l’avvocato della famiglia: “Riaperta una porta, ora può succedere di tutto”

La sentenza della Corte di Cassazione, con la quale è stato annullato il processo d’appello sulla morte di Marco Vannini, “ha riaperto una porta” e ora “può succedere di tutto”. Lo dichiara l’avvocato Celestino Gnazi, legale della famiglia del 20enne ucciso da un colpo di pistola sparato da Antonio Ciontoli.
A cura di Enrico Tata
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L'omicidio di Marco Vannini
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La sentenza della Corte di Cassazione "ha riaperto una porta" e ora "può succedere di tutto". Lo dichiara l'avvocato Celestino Gnazi, legale della famiglia di Marco Vannini, ai microfoni di Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. Secondo Gnazi le motivazioni dei giudici, che lo scorso 7 marzo hanno annullato l'esito del processo d'appello sulla morte del 20enne, "saranno fondamentali". I giudici di primo grado avevano riconosciuto l'omicidio volontario per Antonio Ciontolo, mentre la corte d'appello giudicò lo sparo con cui Marco fu ucciso un omicidio colposo, cioè non voluto dal capofamiglia, che quindi fu condannato a 5 anni. Gli ‘ermellini' hanno disposto un nuovo processo di secondo grado, per Ciontoli e per i suoi famigliari, e ora si attendono le loro motivazioni. "L’omicidio era lì, nel periodo successivo allo sparo, in quelle mendacità che si sono verificate tra lo sparo e i soccorsi. Nel processo c’erano da subito tutte le prove, a mio avviso sono state lette in modo inadeguato nei giudizi precedenti", ha dichiarato l'avvocato Gnazi commentando questa nuova sentenza.

Gnazi: "L'omicidio volontario sta nel ritardo enorme dei soccorsi"

Marco morì in seguito a un colpo di pistola sparato, questo hanno stabilito tutte le sentenze, da Antonio Ciontoli. Il successivo ritardo nel chiamare i soccorsi ha causato la morte di Vannini. "E’ stato esploso un colpo di pistola, non ci sono elementi seri per dire che fosse omicidio volontario, c’è stato un ritardo enorme nei soccorsi, la conclusione è stata che a mio avviso non avremmo mai avuto la prova di chi aveva sperata e di come era successo, certamente si era subito percepito che quel ritardo nei soccorsi aveva determinato la morte del ragazzo e dunque l’omicidio era lì, nel periodo successivo allo sparo, in quella falsità, in quelle mendacità che si sono verificate tra lo sparo e i soccorsi", ha dichiarato Gnazi. "Nel processo c’erano da subito tutte le prove, a mio avviso sono state lette in modo inadeguato nei giudizi precedenti, certamente quello di secondo grado. Il 7 febbraio si è completamente riaperta una porta, quindi può succedere di tutto. Le motivazioni della sentenza della Cassazione saranno fondamentali. Con le motivazioni avremmo le istruzioni per l’uso", ha concluso il legale della famiglia Vannini.

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