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Covid 19

Selam Palace, nell’occupazione 16 migranti positivi: si rischia boom di contagi

Salgono a sedici i migranti positivi al coronavirus all’interno del Selam Palace. L’occupazione abitativa più grande della capitale, prima zona rossa all’interno di Roma, è diventata sorvegliata speciale. Le condizioni di sovraffollamento dello stabile però, rischiano di portare a un boom di contagi.
A cura di Natascia Grbic
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Da lunedì 6 aprile davanti Palazzo Selam c'è l'esercito. All'interno dell'occupazione più grande di Roma, vivono circa 500 persone, in condizioni difficili e di sovraffollamento. Ed è successo ciò che i volontari speravano non accadesse: sedici persone sono risultate positive al coronavirus. E ora si rischia un nuovo cluster, come quello delle case di riposo, tanto che il Selam è diventato sorvegliato speciale a Roma. "Ieri la ASL ha iniziato a fare i tamponi, a partire dagli abitanti dei piani dello stabile interessati dai due casi di contagio e oggi dovrebbero continuare le analisi a tappeto su tutti gli occupanti – spiegano in un comunicato congiunto A Buon Diritto onlus, Acat Italia, Acli, ActionAid, ALI – Accoglienza Libera Integrata, Aoi, Arci Roma, Cgil Lazio, Cnca Lazio, ColtivAzione Ass., Fondazione Migrantes, Istituzione Teresiana in Italia, Lunaria, Refugees Welcome Italia – gruppo Roma, Saltamuri Ass., Sant'Egidio Roma, Uil Lazio del comitato romano della campagna #IoAccolgo – Sono state distribuite le prime mascherine e si attende ancora che siano date a tutti. Le persone non possono entrare né uscire dalla struttura. Secondo notizie di stampa, l’esercito dovrebbe lasciare il palazzo dopo l’effettuazione dei tamponi a tutti".

Secondo quanto denunciato dalle associazioni, la situazione non sarebbe però in via di risoluzione. Anzi. Le condizioni di sovraffollamento della struttura rischiano di farla aggravare. E non si sa se le istituzioni decideranno di prendere provvedimenti per garantire a queste famiglie in emergenza abitativa una soluzione che possa tutelare anche la loro di salute. "I volontari dell’associazione Cittadini del Mondo che opera all’interno di Palazzo Selam dal 2006 si erano mossi da giorni. Già a metà marzo avevano contattato Regione e Comune per effettuare la sanificazione degli ambienti. Ma secondo i volontari nessuna ditta si è resa disponibile. Il Comune ieri avrebbe preso un impegno specifico per fornire cibo e acqua all'interno – manca nella struttura acqua potabile – e per farsi carico delle necessità dei bambini. Le condizioni strutturali però rimangono quelle di sempre, con ambienti sovraffollati e non areati che costituiscono alleati del virus, come scriveva l’associazione in un appello lanciato per una raccolta di presidi sanitari (mascherine, guanti, detergenti) e altri beni primari".

"Possibile, dicono i volontari dell’associazione, che l’esercito sia il primo e unico intervento dello Stato da quando è scoppiata l’emergenza? La domanda è più che legittima. La quasi totalità delle persone che abitano Selam Palace sono titolari di protezione internazionale, il che mostra l’inadeguatezza delle politiche abitative e post-accoglienza nel nostro Paese e l’incapacità delle istituzioni di tutelare, anche in questa fase emergenziale, i diritti di chi dovrebbero proteggere". Secondo quanto dichiarato dagli abitanti del Selam Palace, appena è stato accertato il primo caso di coronavirus hanno tentato di mettere in pratica le misure di sicurezza per evitare nuovi contagi. Misure che però, come hanno ricordato diverse volte le associazioni, sono difficili da attuare in certe condizioni.

Tra le richieste delle associazioni, quelle di costituire una cabina di regia tra Prefettura, Comune di Roma e organizzazioni sociali per "programmare le operazioni di sanificazione e la distribuzione di presidi sanitari", la definizione di un protocollo di gestione delle situazioni di emergenza, e l'accesso per le persone straniere alle misure di sostegno del governo e delle amministrazioni comunali.

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