Sciopero Anpal Servizi: “Traditi dal governo, dopo anni di precarietà vogliamo essere stabilizzati”
Si può essere precari per una vita? Sperare a ogni scadenza che l'azienda rinnovi il contratto di lavoro, e non avere mai la certezza del proprio futuro? Sì, se si abita in Italia. In Anpal Servizi, ente pubblico italiano vigilato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ci sono persone che aspettano la stabilizzazione da 18 anni. Stabilizzazione che, nonostante gli scioperi e le proteste, non è mai arrivata. Sono 654 i lavoratori di Anpal che non hanno un contratto a tempo indeterminato. Per questo oggi hanno indetto uno sciopero sotto il Ministero del Lavoro insieme alle Camere del Lavoro Autonomo e Precario (Clap), sindacato che porta avanti la loro vertenza. Si sono recati in via Vittorio Veneto con il volto coperto da mascherine e lo striscione: "Isoliamo il virus della precarietà". Il riferimento è ovviamente a Francesca Colavita, la ricercatrice che ha isolato il coronavirus, precaria da diversi anni.
"La vicenda che riguarda Anpal riguarda tutti i precari della pubblica amministrazione – spiega Biagio Quattrocchi, precario Anpal e sindacalista delle Clap – Dopo la vicenda della ricercatrice che ha isolato il coronavirus, il governo scopre che la gran parte delle politiche pubbliche si regge sul lavoro dei precari". Gianni, un altro lavoratore, denuncia l'ingiustizia di un paese che "si regge su lavoratori con salari da fame e contratti di lavoro a termine". Lo scorso anno è stata approvata una legge, la 128 del 2019, che ha aperto alle stabilizzazioni, sia per i precari sia per i collaboratori. "L'azienda non vuole recepire il dettato normativo – continua Biagio – Sostiene che potrà assumere al massimo 400 persone perché non ci sono risorse". E così i lavoratori si trovano con una legge che li tutela, ma nessuna stabilizzazione all'orizzonte. Italia Viva e LeU hanno proposto due emendamenti al milleproroghe (attualmente in discussione alla Camera), che hanno lo scopo di allocare nuove risorse: dieci milioni all'anno per tre anni. Ancora non sono stati approvati.
Ma c'è anche un altro problema per i precari: nonostante sia la prima organizzazione per iscritti all'interno di Anpal Servizi, il sindacato di cui fanno parte non è riconosciuto dall'azienda. "Le Clap sono state escluse dal piano di negoziazione – conclude Biagio – Questo non solo perché Anpal non vuole legittimare il sindacato, ma anche perché le organizzazioni confederali non voglio perdere il potere che hanno consolidato negli anni. Chiediamo quindi non solo che le Clap siano riconosciute, ma che il tavolo di negoziazione si sposti al Ministero del Lavoro. Non ci sono le condizioni per continuare in sede aziendale dato che non c'è rispetto del dettato normativo".