Schiaffi e strattoni a bimbi di tre anni, sospesa una maestra: “Se cadono i colori, mi picchia”

Schiaffi, strattoni, tirate di orecchie, minacce e ingiurie, addirittura anche nei confronti di un bambino diversamente abile. "Tira i pizzichi ai compagni e se mi cadono i colori, la maestra mi picchia", ha detto una bimba ai suoi genitori. I racconti dei piccoli alunni hanno spinto i genitori a denunciare la vicenda e le telecamere installate in aula dagli investigatori hanno confermato: la maestra di una scuola dell'infanzia di Tarquinia maltrattava i suoi alunni in classe. Nei confronti dell'insegnante i finanziari del Comando Provinciale di Viterbo hanno eseguito una misura cautelare personale interdittiva (la sospensione dall'insegnamento) proprio per i maltrattamenti, circostanza aggravata “dall'aver commesso il fatto nei confronti di minori ed all'interno di un istituto d'istruzione".
Alcuni genitori si sono accorti di qualcosa di strano nei loro figli e hanno deciso di approfondire. Per esempio una bambina, fino ad allora sempre felice di andare a scuola, ha cominciato a fare capricci e addirittura era terrorizzata nel colorare i disegni al di fuori dei bordi perché, raccontata alla mamma, “se cadono i colori la maestra mi picchia”. In più aveva continui incubi notturni. Simile il caso di un altro bimbo, anche lui in genere calmo e tranquillo, era diventato aggressivo e violento, dava schiaffi e diceva parolacce. Le segnalazioni sono arrivate al dirigente scolastico, che ha deciso di denunciare la vicenda alla procura. Le intercettazioni ambientali e le telecamere nascoste hanno confermato i sospetti: la maestra usava violenza fisica e psicologica nei confronti dei piccoli alunni. In classe minacciava i bimbi e li schiaffeggiava. Durante le ore di lezione infliggeva loro punizioni umilianti come rimanere soli in aula a finire di mangiare.
Le indagini sono state dirette dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia Dottor Andrea Vardaro e dal Sostituto Procuratore Dottoressa Alessandra D’Amore ed eseguite dai Finanzieri della Compagnia di Tarquinia, comandata dal Capitano Antonio Petti.