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Samanta Fava, uccisa e murata in una cantina: il suo assassino non sconterà la pena in carcere

Antonino Cianfarani è stato condannato a 25 anni di carcere per il femminicidio di Samanta Fava, la donna scomparsa nell’aprile 2012 e trovata cadavere un anno dopo murata in una cantina. Nonostante la conferma della pena in Cassazione, l’uomo potrà scontare la pena ai domiciliari perché gravemente malato.
A cura di Natascia Grbic
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Antonino Cianfarani, il manovale di Sora che nel 2012 ha ammazzato Samanta Fava e poi l'ha murata nella cantina della sua abitazione, non andrà in carcere nonostante la condanna definitiva della Corte di Cassazione. L'uomo deve scontare una pena di 25 anni di reclusione, ma lo farà ai domiciliari: dal 2013 è gravemente malato, e il suo stato di salute sarebbe – per i giudici del Tribunale di Sorveglianza – incompatibile con la detenzione. Ogni anno però, Cianfarani sarà sottoposto a un controllo specialistico per verificare il suo stato di salute. L'uomo è stato in cella poco meno di tre anni: arrestato nel giugno 2013 a Cagliari, ha scontato una parte di pena nel carcere di Cassino. Poi si è ammalato e il suo avvocato è riuscito a ottenere gli arresti domiciliari. La condanna a 25 anni gli è stata inflitta in primo grado ed è stata confermata poi dai successivi gradi di giudizio.

La scomparsa di Samanta Fava e le bugie di Cianfarani

Samanta Fava è scomparsa nell'aprile del 2012. La donna non ha mai fatto ritorno nella sua abitazione: del suo caso si era occupato anche Chi l'ha Visto dopo la denuncia presentata dal marito agli agenti della Polizia di Stato. Le ricerche si sono subito concentrate su Antonino Cianfarani, amico della vittima e ultima persona ad averla vista in vita. Dai tabulati telefonici, infatti, era emerso che la sera della scomparsa di Samanta stavano insieme. Le versioni fornite da Cianfarani agli inquirenti sono state contraddittorie: prima ha detto di averla lasciata sotto casa la sera del tre aprile, poi che aveva avuto un malore in sua compagnia e che preso dal panico aveva gettato il corpo nel fiume Liri. Ma i sommozzatori non hanno trovato Samanta nelle acque del fiume, ed è stato chiaro dopo poco che la sua era una bugia. Approfittando del fatto che, un anno dopo, l'uomo fosse andato in vacanza in Sardegna, gli investigatori hanno fatto irruzione nella casa di Frosinone in cui l'uomo viveva in affitto. E qui, grazie all'aiuto del cane molecolare Orso, più di un anno dopo sono stati trovati i resti di Samanta murati nella cantina, all'interno di un sacco nero. A quel punto per Cianfarani sono scattate le manette.

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