Roma: tariffario delle tangenti, arrestati due ispettori del fisco
Attraverso un meccanismo tutto loro avevano stabilito un vero e proprio tariffario per le tangenti da versare per evitare controlli fiscali. Per questo due ispettori del fisco sono stati arrestati ieri a Roma dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza della Capitale con l'accusa di concussione. Secondo l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Simonetta D'Alessandro su richiesta del pm Mario Palazzi, i due ispettori dell'Agenzia delle entrate avevano messo in piedi un vero e proprio sistema ribattezzato dagli stessi con uno dei loro cognomi, con il quale ricattavano commerciati della zona imponendo un tariffario ben specifico per evitare controlli e improbabili multe. Secondo i magistrati, con questo metodo i due erano dediti "a falsi e truffe seriali determinando un'endemica, invalicabile tossicità del sistema dei controlli pubblici". I due però alla fine hanno trovato l'opposizione del titolare del ristorante Mezzo di via di Priscilla che dopo essersi consultato con il suo commercialista li ha denunciati. Dopo alcuni accertamenti della Guardia di Finanza, che si è avvalsa anche di intercettazioni, pedinamenti e della fattiva collaborazione dell'Agenzia delle Entrate, i due infine sono stati arrestati.
Il metodo usato dai due ispettori arrestati
Il metodo adottato dai due ispettori per i presunti controlli era alquanto arbitrario e prevedeva una tabella da loro stilata per calcolare la presunta evasione. I due infatti calcolavano la differenza tra il totale della pasta acquistata dal ristorante nel corso dell'anno e i pasti somministrati, basandosi su loro tabelle secondo le quali per preparare un piatto di riso erano necessari 70 grammi, per uno di pasta 90 grammi, per uno di pasta all'uovo 110 grammi. Su questi calcoli basavano le loro presunte evasioni fiscali chiedendo poi però di discutere. Da qui, sempre secondo i pm, partiva un altro meccanismo molto più preciso con un tariffario per le tangenti con una percentuale del 7 per cento che valeva per tutti: in poche parole 7mila euro di tangente ogni 100 mila euro di sconto applicato al contribuente. Per gli inquirenti "gli episodi accertati sembrano rappresentare solo la punta di un iceberg" visto che le indagini "lasciano trasparire la natura sistematica e collaudata del loro agire illecito".