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Roma, residenze false per permessi di soggiorno: 10 arresti, anche tre dipendenti comunali

L’organizzazione era gestita da un gruppo di cittadini bengalesi che reclutavano tra i connazionali e non solo i cittadini in difficoltà per le pratiche di ottenimento o rinnovo del permesso di soggiorno. I dipendenti pubblici indagati lavoravano ai servizi anagrafici del V municipio. I servizi del sodalizio accusato di truffa e corruzione poteva costare fino a 800 euro.
A cura di Redazione Roma
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È arrivata a conclusione questa mattina un'inchiesta della Guardia di Finanza, che avrebbe portato a individuare un'associazione a delinquere dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, alla corruzione e al falso. In tutto dieci le persone arrestate, quattro sono state condotte in carcere e sei agli arresti domiciliari, e altri tre indagati sono invece sottoposti all'obbligo di firma quotidiano. Tra loro anche tre dipendenti del comune di Roma, due donne e un uomo, che avrebbero secondo le risultanze investigative ricevuto denaro in cambio del rilascio del certificato di residenza indispensabile al rilascio del permesso di soggiorno. Gli indagati erano impiegati negli uffici anagrafici del V Municipio, dove vengono rilasciate tra le altre cose le residenze fittizie per chi non ha un domicilio fisico in via Modesta Valenti.

I servizi richiesti avevano un costo tra gli 80 e gli 800 euro

L'inchiesta ha fatto emergere un sistema che gli inquirenti descrivono come "strutturato e collaudato" con al centro cittadini di nazionalità bengalese che, in cambio di denaro da parte soprattutto di connazionali in difficoltà, si occupavano grazie alla corruzione di fargli avere le carte necessarie a ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno. Così nove cittadini bengalesi – tra i 31 e 53 anni di età – avevano organizzato una vera e propria agenzia: c'era chi si occupava di procacciare i clienti, chi delle pratiche da sbrigare e chi di passare le mazzette, chi degli immobili dove risultavano le residenze e così via. Il servizio, a seconda delle necessità, poteva variare tra gli 80 e gli 800 euro. Veniva anche organizzata l'apertura e la chiusura di partite iva e il rilascio di dichiarazioni fiscali fittizie, grazie alla presenza nell'organizzazione di un uomo titolare di una regolare attività di assistenza fiscale.

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