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Roma: procura chiede conferma in appello delle condanne agli Spada di Ostia, anche per mafia

La procura ha chiesto conferma in appello delle condanne per più di 50 anni di carcere col riconoscimento dell’aggravante del metodo mafioso nei confronti di sette persone, ritenute appartenenti al clan degli Spada di Ostia. Il processo riguarda la vicenda del racket delle case popolari del centro del litorale di Roma.
A cura di Alessia Rabbai
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Le immagini dello sgombero nell'appartamento di Vincenzo Spada
Le immagini dello sgombero nell'appartamento di Vincenzo Spada

Conferma in appello delle condanne per più di 50 anni di carcere col riconoscimento dell'aggravante del metodo mafioso. E' quanto chiesto dal procuratore generale Luca Labianca nei confronti di sette persone ritenute appartenenti al clan degli Spada di Ostia nel processo ad alcuni componenti del gruppo criminale per la vicenda del racket delle case popolari del centro del litorale di Roma. Sul banco degli imputati ci sono Massimiliano Spada, condannato in primo grado a 13 anni e 8 mesi di carcere, Ottavio Spada (5 anni), Davide Cirillo (6 anni e 4 mesi), Mirko Miserino (6 anni e 4 mesi), Maria Dora Spada (7 anni e 4 mesi), Massimo Massimiani (11 anni) e Manuel Granato (6 anni e mezzo).

A vario titolo e secondo le rispettive posizioni, sono sotto processo per accuse che vanno dalle minacce alle violenze, dagli sfratti forzosi da alloggi popolari a una gambizzazione, e fino a estorsione e tentata estorsione. L'accusa contesta che gli imputati avrebbero compiuto i fatti per affermare la supremazia del clan e il controllo sul territorio di Ostia, utilizzando un metodo tipico dei gruppi criminali mafiosi.

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