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Roma, pacco bomba a casa editrice Racconti Edizioni: “Mia madre l’ha aperto, poi ha visto i fili”

Paura a Cinquina, dove quello che inizialmente sembrava un altro pacco bomba è stato recapitato in via Arturo Onofri 35, sede legale della casa editrice Racconti Edizioni. Sul posto sono giunti i carabinieri, gli artificieri e i vigili del fuoco: l’ordigno è risultato finto, ma è caccia a chi lo ha inviato.
A cura di Natascia Grbic
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Il finto pacco bomba spedito a Racconti Edizioni
Il finto pacco bomba spedito a Racconti Edizioni

Ancora un pacco bomba a Roma, questa volta nel quartiere di Cinquina. Questa volta il plico è stato spedito in via Arturo Onofri 35, sede legale di Racconti Edizioni, casa editrice indipendente gestita da due giovani, Stefano Friani ed Emanuele Giammarco. Ad aprire il pacco, i genitori di Stefano: inizialmente convinti fosse il reso di una libreria, si sono fermati appena hanno visto i fili uscire dalla carta. E hanno chiamato immediatamente i carabinieri. Sul posto, oltre ai militari, sono giunti anche i Vigili del Fuoco e gli Artificieri: il pacco bomba è risultato finto, non sarebbe esploso anche se fosse stato completamente aperto. Dentro c'erano lucine a led, delle batterie, un foglio con adesivi a forma di stella, e fil di ferro. Più, un libro di cucina e un pacco di mandorle. Ma, viste le numerose lettere esplosive consegnate nelle scorse settimane a Roma e nel Lazio, quei fili hanno fatto inizialmente pensare al peggio.

"Abbiamo sempre detto che ci sarebbe piaciuto ricevere un manoscritto bomba, ma non intendevamo nel senso letterale del termine", dice scherzando a Fanpage.it Stefano Friani. "Il pacco è arrivato ieri a casa dei miei genitori, dove c'è la sede legale della casa editrice. Mia madre mi ha chiamato, dicendo che però sentiva un rumore strano quando lo muoveva, come di oggetti che si spostavano. E così ha deciso di aprirlo. Ma quando ha visto i fili si è bloccata e ha chiamato i carabinieri". A quanto si apprende, il finto pacco bomba è stato spedito da un uomo da una libreria di Imperia. Sopra era segnalato non solo il nome del mittente, ma anche il telefono cellulare.

"Mia madre ha chiamato il numero segnato sul mittente e ha risposto un ragazzo – spiega Friani – Ha detto che voleva fare uno scherzo a un amico e ha sbagliato indirizzo, per questo ora sarebbe andato ad autodenunciarsi dai carabinieri". Sul caso indagano gli inquirenti dell'Arma. Un altro finto pacco bomba sarebbe stato spedito dalla stessa persona a un'altra libreria.

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