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Roma, mozione del Movimento 5 Stelle per togliere l’esilio al poeta Ovidio

Duemila anni dopo la morte in esilio, una mozione dei 5 Stelle potrebbe restituire “libertà e dignità civica” al grande poeta romano. Le cause del suo esilio rimangono ancora oggi sconosciute.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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(Foto da Welcometosulmona.com)
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Riabilitare il nome del poeta Publio Ovidio Nasone e revocargli l'esilio: poco conta che il poeta romano sia deceduto da 2000 anni (si è spento nel 17 dopo Cristo), la mozione presentata al governo di Roma Capitale vuole restituire "libertà e dignità civica" ad uno dei più grandi autori del passato, morto in esilio forzato in quella che oggi è Costanza, in Romania, sul Mar Nero.

La proposta è stata presentata da Eleonora Guadagno, consigliera del Movimento 5 Stelle, e firmata anche dagli altri consiglieri grillini, compresi il capogruppo Paolo Ferrara ed il presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito. Il testo della mozione, che è la numero 184, "impegna la sindaca a promuovere ogni utile iniziativa per recepire la sentenza di assoluzione e revocare la "relegatio" a Publio Ovidio Nasone, riconoscendo la riabilitazione del poeta", e chiede di coinvolgere "le nuove generazioni nella conoscenza del percorso di vita del poeta al fine di favorirne la partecipazione attiva alla cerimonia di assoluzione".

I motivi che portarono all'esilio di Publio Ovidio Nasone sono uno dei temi più appassionanti per gli studiosi di storia: le motivazioni precise, infatti, non sono giunte ai posteri e lo stesso poeta si limitò a dire: "Due crimini mi hanno perduto, un carme e un errore: di questo debbo tacere quale è stata la colpa". Quel che è certo è che alla base dell'esilio ci fu un grave fatto personale che portò a questa decisione da parte dell'imperatore Augusto. Le ipotesi più plausibili restano: aver avuto una relazione con la figlia dell'imperatore (Giulia "maggiore", già moglie di Tiberio); aver favorito le relazioni di Giulia "minore", nipote di Augusto e moglie di Lucio Emilio Paolo, col giovane patrizio Decimo Giunio Silano; aver partecipato alla congiura di Agrippa Postumo, pretendente al trono imperiale, contro Tiberio; aver scoperto rapporti illeciti di Augusto o dell'imperatrice Livia; aver provato a danneggiare l'immagine di Tiberio attraverso l'opera Amores, dove compare anche la moglie di quest'ultimo, Giulia maggiore, con lo pseudonimo di Corinna. Quale che fu il suo errore, Ovidio (che era nato a Sulmona il 20 marzo del 43 avanti Cristo), fu mandato in esilio forzato a Tomis, sul mar Nero, oggi Costanza in Romania. E lì rimase, nonostante diverse suppliche, fino alla sua morte, avvenuta nel 17 dopo Cristo. Esattamente duemila anni fa.

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