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Roma, maxi truffa al fisco per oltre 100 milioni di euro: fatture false e riciclaggio di denaro

Un’organizzazione criminale ha evaso oltre cento milioni di euro attraverso l’emissione di fatture false. Questo quanto hanno scoperto gli uomini del Nucleo di polizia Valutaria della Guardia di Finanza nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Roma.
A cura di Enrico Tata
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Foto di repertorio
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Dichiarazioni Iva mai presentate, fatture emesse per operazioni inesistenti, riciclaggio di denaro e auto-riciclaggio. Una truffa al fisco da oltre 100 milioni di euro messa in piedi da alcuni imprenditori romani e da un commercialista compiacente, che indirizzava i suoi clienti verso le aziende da loro gestite. I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito oggi una serie di sequestri preventivi nei confronti dei capi di una vera e propria organizzazione criminale che avrebbe evaso, come detto, oltre 100 milioni di euro di tasse e avrebbe riciclato più di 55 milioni. Quattro imprenditori, ritenuti gli ideatori della truffa milionaria, sono stati già arrestati nel 2017 e successive indagini hanno consentito di individuare altri probabili responsabili. In totale sono sequestrati beni per circa 20 milioni di euro, in particolare 12 società cartiere e un sito internet. A 21 persone, i clienti finali dell'organizzazione, sono state notificate misure cautelari di interdizione all'esercizio dell'attività professionale e di impresa. In più sono stati bloccati i loro conti correnti compresi i depositi titoli e le cassette di sicurezza. Nell'operazione eseguita tra le province di Roma e Latina sono stati impegnati oltre 50 militari.

Nullatenente e disoccupato aveva 5 milioni sul conto corrente

Il commercialista compiacente procacciava i nuovi clienti e, dato che era a conoscenza della loro situazione finanziaria, indirizzava questi ultimi a servirsi delle prestazioni dell'organizzazione criminale. Ai clienti venivano dati soldi in contanti così da poterli utilizzare senza che le operazioni fossero tracciate. Uno degli indagati, in teoria disoccupato e nullatenente, aveva sul proprio conto bancario oltre 5 milioni di euro.

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