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Roma, i commessi della Rinascente perquisiti all’uscita: “Umiliati, chi si rifiuta viene segnalato”

Alcuni dipendenti della Rinascente di via del Tritone a Roma hanno denunciato come siano sottoposti quotidianamente e più volte al giorno a controlli nelle borse ogni volta che escono dall’edificio. Chiedono ai vertici dello store di smetterla con una pratica che definiscono “umiliante, lesiva della loro privacy e una perdita di tempo”. Iacovone (Cobas): “Pratica illegale”.
A cura di Alessia Rabbai
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La Rinascente di via del Tritone (Immagine LaPresse)
La Rinascente di via del Tritone (Immagine LaPresse)

"Chiediamo a Rinascente di non essere più obbligati ad aprire le nostre borse. Ci sentiamo perquisiti e violati nella nostra privacy e intimità, quando un'azienda dovrebbe invece tutelarci. Oltre a una mancanza di rispetto è una perdita di tempo, quando sfiniti dopo una giornata intera di lavoro, siamo obbligati a metterci in fila e a sottoporci a questo". A denunciare il trattamento riservato al personale dello store di via del Tritone a Roma, sono stati alcuni commessi, che hanno raccontato a Fanpage.it come il personale di sicurezza interno, sotto indicazione dei responsabili, chieda ai dipendenti in uscita dall'edificio di aprire borse e zaini davanti a loro in presenza dei colleghi, per mostrarne il contenuto e accertarsi che non abbiano rubato nulla.

La testimonianza di un lavoratore

"Ci obbligano a aprire la borsa e far vedere gli oggetti che ci sono dentro" ha detto un dipendente. Controlli nati a seguito di alcuni passati episodi di furto ma che "non giustificano questo modo di fare, non è giusto che a rimetterci debbano essere tutti". Secondo quanto spiega un altro commesso "i controlli si sono intensificati in breve tempo: all'inizio venivano svolti solo alle 10, l'orario di chiusura serale, poi sono passati alla fine di ogni turno, come ad esempio, alle cinque del pomeriggio. Ora ci fanno aprire la borsa ogni volta che qualcuno esce dallo store passando per i tornelli, anche durante la pausa". Chi si oppone, rifiutando di mostrare i propri effetti personali "viene immediatamente segnalato" spiegano.

Iacovone (Cobas): "Lesivo della dignità dei lavoratori"

"Tali pratiche sarebbero giustificate, peraltro a campione, solo in presenza di accordi sindacali o della competente Direzione Territoriale del Lavoro, che ai Cobas non sono mai stati mostrati – ha spiegato a Fanpagage.it il sindacalista Francesco Iacovone – Non solo: viene anche violata la privacy, perché queste procedure illegali vengano portate avanti davanti agli altri lavoratori. Un simile comportamento è inaccettabile, fuori da ogni norma e lesivo della dignità di uomini e donne che di certo non sono criminali, ma si recano in Rinascente per portare a casa uno stipendio. Alla faccia del rapporto fiduciario". Controlli che risultano umilianti per i lavoratori: "Già dall'apertura avevamo ricevuto segnalazioni in tal senso e io stesso avevo contattato telefonicamente La Rinascente per scoraggiare simili pratiche. Ma a quanto pare la Rinascente si è arrogata poteri di polizia giudiziaria. Adesso basta, è ora di far intervenire la magistratura e il garante della privacy a tutela della dignità di questi lavoratori e dello stato di diritto, le cui leggi fino a prova contraria valgono anche nei “confini” dei luoghi di lavoro del commercio".

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Mi occupo della cronaca di Roma per Fanpage.it. Laureata in Lettere e Scienze della Comunicazione con lode all'Università La Sapienza, ho iniziato il mio percorso professionale a diciotto anni, partendo dalla provincia. Iscritta all'Ordine dei Giornalisti dal 2015, ho lavorato come addetta stampa e relazioni esterne per Cisambiente Confindustria e scritto articoli per La Repubblica e Roma Today. Appassionata di nera e giudiziaria, amo ascoltare le persone e raccontare le loro storie.
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