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Roma, gli inquirenti: “Possibile che in circolazione ci siano altri pacchi bomba”

Non è possibile escludere, secondo gli inquirenti, che ci siano altri pacchi bomba in circolazione oltre ai tre che hanno ferito tre donne tra domenica e lunedì a Roma. Chi ha preparato le buste, inoltre, avrebbe voluto ferire, ma non uccidere. La quantità di esplosivo non poteva essere letale.
A cura di Enrico Tata
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Non è possibile escludere, per il momento, che ci siano altri pacchi bomba in circolazione oltre ai tre che hanno ferito tre donne tra domenica e lunedì a Roma. Questo è emerso nel corso del vertice di questa mattina tra il procuratore aggiunto Francesco Caporale, il pm Francesco Dall'Olio, gli investigatori di Digos e Ros e il dirigente della polizia postale del Lazio. Il personale di Poste Italiane, quindi, dovrà prestare maggiore ai pacchi in arrivo e segnalare tempestivamente ogni caso sospetto, soprattutto nel centro di smistamento di Fiumicino, dove domenica è esploso uno dei plichi.

Pacchi bomba confezionati per ferire e non per uccidere

Tre pacchi bomba sono esplosi e hanno ferito altrettante donne tra domenica sera e lunedì. Le prognosi delle ferite vanno dai dieci ai trenta giorni.  L'ipotesi più probabile, secondo gli inquirenti, è quella di un atto terroristico di matrice anarchica. I plichi sono praticamente identici e forse preparati dalla stessa persona. Tra le tre vittime non c'è alcuna relazione e questo è un altro dettaglio che fa propendere i pm per la pista anarchica antimilitarista. La destinataria del pacco bombe esploso al centro di Fiumicino è un'ex dipendente dell'università di Tor Vergata, un ateneo che ha siglato un accordo in ottobre con l'Aeronautica militare. La destinataria del secondo pacco bomba è una esperta di biotecnologie dell'Università del Sacro Cuore e anche in questo caso l'università ha siglato un accordo con il Comando di Reazione Rapida della NATO in Italia. Apparentemente senza connessioni, invece, il pacco bomba esploso ieri in via Piagge, nel quartiere di Nuovo Salario. Destinataria era un'impegata dell'Inail di 54 anni. Le sue ferite sono state giudicate guaribili in venti giorni.

Chi ha preparato le buste, sostengono gli investigatori, avrebbe voluto ferire, ma non uccidere. La quantità di esplosivo non poteva essere letale. Il tipo di confezionamento lascia inoltre dedurre che l'autore sia esperto e che volesse mettere in scena un atto dimostrativo.

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