Roma, diminuiti i decessi a marzo 2020: -9,4% rispetto al 2019
Dal 20 febbraio al 31 marzo 2020 sono 13.710 le persone morte a causa del Covid-19 in Italia. Il virus ha colpito soprattutto al Nord Italia, dove in pochissimi giorni il focolaio si è esteso – affliggendo soprattutto gli ospedali – e ha raggiunto cifre di contagio e mortalità impressionanti. Considerando il mese di marzo, a livello di media nazionale c'è stato un incremento di decessi del 49,4% rispetto agli anni 2015 – 2019. Sono questi i numeri emersi dal rapporto prodotto dall'Istituto nazionale di statistica (Istat). A Bergamo a marzo c'è stato un aumento di decessi pari a +568%. La città è seguita da Cremona (+391%), da Lodi (+371%), Brescia (+291%). A Roma, invece, si è registrata un'inversione di tendenza: non solo i morti nel mese di marzo non sono aumentati, ma sono persino diminuiti rispetto agli scorsi anni. La percentuale, infatti, è del -9,4%.
Ma come mai proprio nella capitale, una delle metropoli più grandi non solo d'Italia, ma d'Europa, il virus non ha avuto la stessa incidenza che nel Nord Italia? Da quando i primi contagi hanno iniziato a manifestarsi, tutti a Roma sono rimasti per settimane con il fiato sospeso, aspettando il picco atteso dalle autorità sanitarie del Lazio. Ebbene, questo picco non è mai arrivato. Nonostante gli scambi frequenti tra Roma e il Nord Italia e le milioni di persone che ogni giorno attraversano la capitale, la situazione è rimasta sotto controllo ed è stata gestita – con difficoltà – ma senza grosse problematiche.
Non possiamo conoscere i motivi che hanno portato questa percentuale a essere così bassa. Un'ipotesi è che, data l'incidenza del virus nel Nord Italia, le persone abbiano prestato maggiore attenzione alle misure di sicurezza per limitare la diffusione del contagio. Il lockdown ha poi costretto milioni di persone a rimanere in casa: questo ha portato il numero di decessi accidentali – come gli incidenti stradali, l'investimento di ciclisti e pedoni, le morti sul lavoro – a diminuire. Anche la tempestività con cui le autorità sanitarie e regionali hanno affrontato il problema – aumento dei posti letto, creazione di strutture dedicate, ampliamento del personale sanitario – potrebbe aver inciso sulla minore diffusione del virus e quindi sul minor numero di pazienti deceduti.