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Roma, detenuto scoperto mentre parla al cellulare nel carcere di Rebibbia

Durante un giro di controllo, un agente della Polizia Penitenziaria ha scoperto un detenuto che parlava tranquillamente al cellulare all’interno della sua cella nel carcere romano di Rebibbia. L’uomo aveva la dotazione completa: caricabatterie, auricolare e altre due sim, oltre a una chiavetta usb nascosta in un calzino.
A cura di Valerio Papadia
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L'ingresso del carcere di Rebibbia
L'ingresso del carcere di Rebibbia

Parlava tranquillamente al cellulare come fosse al bar: un detenuto del carcere di Rebibbia, a Roma, è stato scoperto mentre utilizzava uno smartphone all'interno della sua cella. A scoprirlo è stato un agente della Polizia Penitenziaria impegnato in un giro di controllo tra le celle. Il detenuto, un uomo di 30 anni, alla vista del poliziotto ha cercato di occultare il cellulare, senza però riuscirci. L'agente della Penitenziaria ha quindi proceduto a perquisire il detenuto e la sua cella, rivenendo un caricabatterie, un paio di auricolari, altre due schede sim e, nascosta tra un calzino, una chiavetta usb.

A denunciare quanto è accaduto è Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, l'Organizzazione sindacale autonoma della Polizia Penitenziaria. "Le carceri italiane qualora non interessate dalle onnipresenti aggressioni in danno degli agenti e degli operatori penitenziari, sono diventate purtroppo anche della enormi cabine telefoniche con i detenuti che senza troppi problemi conversano in assoluta tranquillità dalle proprie celle detentive, incuranti anche di essere scoperti. Il solo fatto che il possesso di un telefono cellulare non costituisca null'altro che una sanzione disciplinare, ne limita fortemente l'efficacia deterrente al possesso".

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