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Roma, davano case popolari in cambio di soldi e favori: 58 indagati all’Ater e al Comune

Sono 58 le persone indagate per un presunto giro di corruzione legato all’assegnazione delle case popolari. 58 tra inquilini, funzionari del Comune di Roma e dipendenti dell’Ater, che avrebbero falsificato documenti e graduatorie in cambio di favori e mazzette. L’inchiesta partita nel 2014: adesso rischiano il processo.
A cura di Natascia Grbic
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Immagine di repertorio
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Sono 58 gli indagati tra funzionari comunali, dipendenti dell'Ater e inquilini nell'ambito dell'inchiesta sull'occupazione degli alloggi popolari. Favoritismi, soldi, regali costosi e mazzette a non finire: secondo quanto ricostruito dai magistrati Paolo Ielo e Francesco Dall'Olio, gli indagati avrebbero pilotato le graduatorie in base al miglior offerente. Se si voleva una casa, bastavano dai 15mila ai 20mila euro: una volta consegnato il denaro, il gioco era fatto. Si falsificavano i documenti e si consegnavano le chiavi o dell'appartamento o del locale commerciale. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, tra i favori richiesti ci sarebbero ‘un motore per la barca, la compravendita di un’autovettura Smart a prezzo inferiore a quello di mercato, l’esecuzione di lavori edili presso un’abitazione di proprietà a Porto Ercole". Indagini durate mesi e che, con l'ausilio delle intercettazioni, hanno consentito alla Procura di stilare una lista di 58 nomi di persone indagate.

Indagate 58 persone per corruzione case popolari: il caso nato nel 2014

L'accusa, per tutte queste persone, è di corruzione. Le indagini sono partite nel 2014, quando all'interno di un appartamento di un inquilino non regolarmente assegnatario dell'abitazione, sono stati trovati 17mila euro in contanti e alcuni certificati dell'Ater. Da lì, sono iniziate le indagini e le intercettazioni, che hanno fatto venire fuori una rete articolata e composta da decine di persone. Per adesso, gli indagati respingono le accuse al mittente e dicono di non avete nulla a che fare con quanto ricostruito dai magistrati. Da adesso, avranno venti giorni di tempo per farsi interrogare e dimostrare la propria innocenza: in caso contrario, dovranno andare a processo.

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