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Roma, bonifiche truffa nei campi rom: tre funzionari, due aziende e un vigile urbano a processo

Sei persone sono indagate nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione irregolare dei campi rom scattata nel 2016 tra cui tre funzionali comunali, Emanuela Salvatori, Vito Fulco e Ivana Bignari, che avrebbero assegnato senza gara la bonifica dell’insediamento di via Salone a due imprenditori accusati di truffa. Indagato anche un vigile urbano, Eliseo De Luca.
A cura di Alessia Rabbai
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Campo rom di via Salone a Roma
Campo rom di via Salone a Roma

Bonifiche truffa e rifiuti rimossi per finta nell'insediamento di via Salone a Roma, operazioni costate al Campidoglio 260mila euro. Nell'inchiesta sulla gestione irregolare dei campi rom scattata nel 2016, dalla quale è emerso un giro di tangenti all'interno del dipartimento politiche sociali, sono indagate sei persone, tra cui tre funzionari comunali e un vigile urbano, che rischiano il rinvio a giudizio richiesto dal pubblico ministero Laura Condemi, con l'accusa di truffa ai danni dello Stato. Si tratta di dipendenti del dipartimento promozione dei servizi sociali e della Salute del Comune di Roma, Emanuela Salvatori, (già arrestata nel 2016 con l’accusa di corruzione per aver intascato mazzette sulla gestione dei campi rom) Vito Fulco e Ivana Bignari e del vigile urbano Eliseo De Luca. I fatti risalgono al 2013, quando i tre dirigenti comunali avrebbero affidato senza gara i lavori per la bonifica del campo rom di via Salone a due imprenditori, Salvatore Di Maggio, presidente del consorzio Alberto Bastiani Onlus e Paola Lucioli, le gale rappresentate di Ecoservice Srl, che ha ricevuto l'incarico di occuparsi materialmente dei lavori di rimozione grazie a un subappalto concesso da Di Maggio. Secondo quanto è emerso nel corso dell'inchiesta, De Luca nel lontano dicembre 2013 avrebbe omesso irregolarità e anomalie durante operazioni della bonifica che avrebbe dovuto invece supervisionare.

L'inchiesta sulle bonifica del campo rom di via Salone

Secondo quanto sostiene il pm Condemi, che ha chiesto il rinvio a giudizio per i titolari delle due aziende coinvolte nel caso, Di Maggio, presidente del consorzio Alberto Bastiani Onlus, sarebbe responsabile di aver trasmesso al Campidoglio preventivi di spesa sugli interventi di bonifica completamente diversi da quelli reali. Nell'ambito della truffa, la Onlus ha ricevuto 161mila euro, mentre la Ecoservice, 97mila euro. Lucioli, legale di Ecoservice Impianti, avrebbe invece falsificato i formulari identificativi dei rifiuti. A far emergere il raggiro sarebbe stato il confronto tra i documenti della discarica Tecnoservizi Srl dove erano stati conferiti i rifiuti, con quelli consegnati al Campidoglio, la società di Monterotondo si costituirà parte civile a processo, assistita dal legale Filippo Valle. Secondo gli atti, infatti, al Comune per quel periodo risulta effettuato lo smaltimento di 75.380 chili di rifiuti, mentre i gestori dell’impianto sostengono di averne consegnati 44mila.

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