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Rinviato processo per la testata di Roberto Spada: prima sarà processato per associazione mafiosa

È stato rinviato il processo in Cassazione per Roberto Spada, accusato di aver aggredito con una testata il giornalista della trasmissione Rai ‘Nemo’ Daniele Piervincenzi il 7 novembre 2017 a Ostia. Così hanno deciso i giudici della Cassazione.
A cura di Enrico Tata
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La testata di Roberto Spada all'inviato Rai
La testata di Roberto Spada all'inviato Rai

Dovrà rispondere dell'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, per cui rischia l'ergastolo, e non solo per la testata rifilata al giornalista Rai Daniele Piervincenzi. La nuova inchiesta in cui è coinvolto Roberto Spada ha fatto slittare il processo per l'aggressione all'inviato della trasmissione di Rai Due ‘Nemo'. Gli avvocati di Spada, infatti, hanno chiesto e ottenuto il rinvio del processo in Cassazione proprio perché il loro imputato è coinvolto anche nel procedimento in cui rischia una condanna all'ergastolo per associazione mafiosa. I giudici della quinta sezione penale della massima Corte dovranno fissare nelle prossime settimane una nuova data per l'udienza. Da registrare il parere contrario della procura alla richiesta dei legali. Le parti civili, tra cui Ordine dei Giornalisti, Fnsi, Regione Lazio e Roma Capitale si sono rimesse alla decisione dei giudici. Per la testata a Piervincenzi in appello Spada è stato condannato a 6 anni per lesioni aggravate dal metodo mafioso. L'aggressione avvenne il 7 novembre del 2017.

Roberto Spada rischia l'ergastolo per associazione mafiosa

La procura di Roma, nell'ambito del maxiprocesso a carico di capi e membri del clan Spada, ha chiesto 24 condanne, tra cui tre ergastoli, per Roberto Spada, per Ottavio Spada e per il capoclan Carmine Spada, detto Romoletto. Il procedimento è legato agli arresti avvenuti lo scorso 25 gennaio del 2018 a Ostia. I 24 membri del clan sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, estorsione e usura. Il clan, secondo la procura, si era impossessato di un pezzo di città, provocando "un profondo degrado"a Ostia e "consentendo il dilagare di reati gravissimi e lesivi dei beni primari".

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