video suggerito
video suggerito

Rinnovo agenzie stampa al Comune di Roma: “Ma solo se non si hanno parenti in Campidoglio”

Il comune di Roma chiede di sapere se tra i cronisti delle agenzie stampa interessate al rinnovo ci siano persone imparentate con dipendenti del comune, “come previsto dal Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza 2019-2021”. Ma insorgono le opposizioni, che parlano di “schedature da Unione Sovietica”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
40 CONDIVISIONI
Immagine

Si avvicina il rinnovo della agenzie stampa per il Comune di Roma, e stavolta dal Campidoglio vogliono sapere se, tra i giornalisti delle stesse interessate al rinnovo del contratto, ci siano cronisti imparentati con i dipendenti comunali. Una richiesta che dal Comune rivendicano come legittima, anche perché prevista dal piano per la prevenzione corruzione e trasparenza, ma che ha fatto insorgere le opposizioni, che parlano di "schedatura bolscevica".

L'ufficio stampa di Roma Capitale, in realtà, già sabato scorso aveva spiegato che la richiesta rivolta "dell'organigramma aggiornato di tutti i dipendenti, nonché dei relativi parenti e affini entro il secondo/quarto grado, scaturisce dalle misure messe in atto dal Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza 2019-2021". Insomma, un modo per evitare che tra i cronisti che seguano i lavori dell'assemblea capitolina possano esserci parenti di coloro che lavorano alle dipendenze di Roma Capitale. E che basterà "una semplice auto-dichiarazione circa il fatto che non sono intervenuti mutamenti nelle condizioni soggettive rispetto al precedente affidamento".

Ma le opposizioni hanno alzato le barricate. Forza Italia, nella persona di Anna Maria Bernini, già presidente dei Senatori forzisti, ha parlato di "pretesto per chiudere i contratti". Sulla stessa lunghezza d'onda Mara Carfagna, vicepresidente della camera, che ha accostato la vicenda ad una "schedatura da Unione Sovietica". Il senatore forzista Maurizio Gasparri ha invece parlato di "delirio", mentre Michele Anzaldi, deputato del Partito Democratico, ha definito la cosa "una grave violazione della privacy". Durissima anche Giorgia Meloni, di Fratelli d'Italia, che attacca il sindaco Virginia Raggi: "Io dico che in Campidoglio non dovrebbe esserci lei".

40 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views