Renzi: “Tangenti all’Amatriciana”. Ma il sindaco di Amatrice: “Noi gente per bene”

“Caro Renzi, lasci stare Amatrice”. Un paesino di 2700 abitanti in provincia di Rieti, tra le montagne, famoso, in tutto il mondo, per il sugo all'amatriciana. A volte però, l'espressione viene usata per descrivere un pasticcio, un'organizzazione non proprio puntigliosa. Insomma, con un significato negativo. E proprio ieri, il presidente del Consiglio ha utilizzato il nome del piccolo comune reatino in un modo che proprio non è andato giù al sindaco, Sergio Pirozzi. “Non sappiamo se quello che emerge dipinge dei tangentari all'amatriciana o dei mafiosi, lo dirà la magistratura ma noi non lasceremo la capitale in mano ai ladri”. Questa la frase contestata a Renzi, pronunciata nel corso di un intervento a un evento organizzato dai Giovani Democratici. Dopo aver letto le dichiarazioni del premier, il sindaco di Amatrice ha scritto un lungo comunicato su Facebook: “Informo il Presidente del Consiglio che nel 2011 il Comune di Amatrice diffidò tutti i Direttori dei quotidiani nazionali ad utilizzare il termine “all’amatriciana” come aggettivo sostantivato, aggiunto ad altri termini, così da risultare carico di un significato negativo e disdicevole per la Città di Amatrice e per gli amatriciani, suoi abitanti. Immagino la sua reazione da Sindaco se un Presidente del Consiglio avesse definito uno scandalo nazionale com’è purtroppo quello di Roma, della “Mafia Capitale”, distinguendo tra il malaffare di “tangentari alla fiorentina” e quello di cosche mafiose: sempre “malaffare” è.
"Siamo conosciuti nel mondo per essere la patria degli “spaghetti all’amatriciana”, i cui ingredienti (guanciale, pecorino e pomodoro) rappresentano idealmente i valori della montagna, della parte sana della nostra straordinaria Nazione. Non mi risulta invece che Amatrice abbia dato i natali ad Al Capone, a Matteo Messina Denaro, né a Fiorito, né a Maruccio, anzi la comunità romana è onorata di tanti amatriciani che hanno reso grande la nostra Capitale. Siamo stufi di veder accostare il nome di Amatrice a malaffare e ruberie di ogni genere, passi per un giornale, passi per un personaggio dello spettacolo, ma mi permetta, non lo posso accettare dal mio Presidente del Consiglio.