Renzi attacca Marino (e Letta): “Non è congiura di Palazzo, è democrazia”
“Quando la maggioranza dei consiglieri dice basta non si chiama congiura: si chiama democrazia. Chi fallisce la prova dell'amministrazione si rifugia nella cerimonia di addio, vibrante denuncia di un presunto complotto, con tono finto nobile e vero patetico”. Prima la presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa, poi la consueta Enews. Ma le accuse di Matteo Renzi contro l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, sono le stesse. Parole, dice Renzi, rivolte non solo al chirurgo genovese, ma anche ad altri. “Forse anche a Enrico Letta”, suggerisce Vespa. “Mi riferisco a quelli che cercano di far credere ai media che sono vittime di congiure di palazzo. Quando uno se ne va dovrebbe spiegare cosa ha fatto, quali risultati ha ottenuto, perché ha perso la maggioranza. I politici si dividono in capaci e incapaci. Non c'è disonestà intellettuale più grande di chi inventa congiure di palazzo per nascondere i propri fallimenti”, dice il presidente del Consiglio.
"Il Pd a Roma diviso come le contrade a Siena"
Chiuso il capitolo Marino, dice Renzi, per Roma ci vuole una squadra forte, un dream team come a Expo. “Persone di primo livello su tutto, dalla cultura allo sport, dai trasporti all'istruzione. Non ho il chiodo fisso di fare una bella figura per vincere le elezioni: ho il chiodo fisso di far ripartire Roma. La priorità assoluta è la città”, spiega. “Cercheremo di fare del Giubileo con Roma ciò che è stato con l'Expo a Milano. Per sei mesi vorrei che non ci fosse spazio per le polemiche, ma per i nuovi autobus, per la pulizia, per il verde pubblico, per le periferie, per lo straordinario centro storico. E vorrei che l'espressione "Sono un cittadino romano" tornasse a essere motivo di vanto, di orgoglio, di onore come accadeva in passato. La città capitale d'Italia, non la città degli scandali e delle polemiche. Insieme, ce la faremo”, scrive Renzi nella consueta lettera inviata per email ai suoi sostenitori.
E il candidato del Pd? Troppo presto, dice il presidente del Consiglio, perché a Roma il Pd “è più diviso delle contrade del palio di Siena. Ma almeno lì a Siena c'è una tradizione, una storia e uno spettacolo unico. La rivalità tra democratici di Roma è incomprensibile. Lavoreremo per ricucire e alla fine sceglieremo il candidato”.