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Raul Bova rinuncia allo scooter: “Le strade di Roma sono troppo pericolose”

L’attore ha raccontato di aver detto “no” al motorino per i figli e di aver lasciato anche lui la due ruote in garage: “Le strade di Roma hanno già fatto parecchie vittime e non mi pare il caso di continuare”. Nel colloquio con il Corriere della Sera ha poi lanciato un vero e proprio appello: “C’è davvero bisogno, necessità di difendere le persone, che hanno il diritto di essere protette, di avere dei percorsi urbani decenti”.
A cura di Redazione Roma
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Buche, strade rappezzate, veri e propri crateri nell'asfalto. Le strade di Roma sono un disastro e non da oggi, ma per ciclisti e centauri ormai alcune vie della città sono diventate davvero pericolose per lo stato del manto stradale. Un'esperienza comune a chiunque si muove in città sulle due ruote, migliaia cittadini tra cui l'attore Raul Bova che, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha spiegato di aver preferito per i figli la microcar: "Il motorino non gliel’ho comprato. A Roma le due ruote sono troppo pericolose. Bisogna fare lo slalom tra buche e rigonfiamenti dell’asfalto da parte delle radici degli alberi – conferma l’attore – cercando poi di schivare il pericolo delle macchine. Una vera e propria odissea: le strade di Roma hanno già fatto parecchie vittime e non mi pare il caso di continuare".

Poi lancia un vero e proprio appello a mettere davvero in sicurezza le strade della città: "C’è davvero bisogno, necessità di difendere le persone, che hanno il diritto di essere protette, di avere dei percorsi urbani decenti. Ne guadagnerebbe non solo l’incolumità dei cittadini, ma la sicurezza stradale in genere. Quando si cade in maniera rovinosa dalle due ruote  non c’è casco che tenga! Occorre creare una base solida, è arrivato il momento di fare qualcosa di serio". Nel 2018 i morti sulle strade di Roma sono stati 153, migliaia le persone ferite e oltre 30.000 gli incidenti.

Nel suo colloquio con Emilia Costantini, Raul Bova racconta il suo lungo amore con le due ruote a spasso nelle strade della capitale, da un motorino Peugeot 103 avuto a 14 anni fino a qualche anno fa sempre in sella, poi la scelta di lasciare la moto in garage "per una questione di sicurezza personale e per essere d’esempio ai figli". Meglio la bicicletta, se solo si potesse usare perché "non solo ci sono poche piste ciclabili, ma quelle esistenti sono altrettanto sconnesse!".

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