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“Quei 60 milioni sospetti di Marchini”. E Alfio chiede 30 milioni di danni a Repubblica

Alfio Marchini ha chiesto 30 milioni di euro al quotidiano di largo Fochetti come risarcimento danni per un articolo che lui ha definito “diffamatorio” nei suoi confronti.
A cura di Enrico Tata
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"Ci sono 60 milioni di euro della Banca Popolare di Vicenza, transitati su alcuni fondi lussemburghesi e finiti alle società di Alfio Marchini, che l'ispettore della Banca d'Italia ha segnato ai magistrati di Vicenza. Non solo. Si scopre che il Gruppo Marchini ha anche accumulato con l'istituto ben 75 milioni di euro di prestiti non restituiti.". Questo l'incipit dell'articolo scritto da Fabio Tonacci e Francesco Viviano su La Repubblica e pubblicato lo scorso 25 febbraio. Una ricostruzione che Alfio Marchini ha definito "diffamatoria" e per questo il candidato sindaco di Roma ha chiesto al quotidiano di largo Fochetti 30 milioni euro di risarcimento danni. "Malgrado le precisazioni fornite, – scrive in una nota l'imprenditore romano – nel testo sono ancora contenute falsità e gravi omissioni che hanno creato e continuano a creare gravi danni materiali e morali a persone e società, alcune delle quali tra l’altro quotate in borsa".

Secondo Marchini, nell'articolo sono indicate "società descritte come `facenti parte del gruppo Marchini´ o `riconducibili´ ad Alfio Marchini e per quanto riguarda il prestito dei 75 milioni, non solo alla data delle suddette operazioni (i famosi 60, erogati da fondi ufficiali, e che certamente né Marchini né il management erano a conoscenza che fossero al 100 per cento della banca) la posizione non era a incaglio ma la società aveva già pagato regolarmente circa 6 milioni di euro di interessi". Inoltre, scrive ancora Marchini, "nell’articolo si continua ad omettere premeditatamente – nonostante i giornalisti siano stati direttamente informati da Marchini- di come la società Lujan al pari di migliaia di azionisti è parte lesa nei confronti della banca per aver visto evaporare l’investimento fatto nel capitale della banca stessa. Danno ancor più grave perché arrecato utilizzando liquidità della società".

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