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Omicidio Marco Vannini

Processo Marco Vannini, fissata l’udienza in Cassazione: sarà il 7 febbraio 2020

L’udienza in Cassazione del processo Vannini si terrà martedì 7 febbraio 2020. Un giorno importante per la famiglia di Marco, ucciso a Ladispoli da un colpo di pistola: la sentenza potrà infatti confermare o ribaltare le condanne stabilite dalla Corte d’Assise d’Appello nei confronti della famiglia Ciontoli.
A cura di Alessia Rabbai
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L'udienza in Cassazione del processo Vannini è fissata per martedì 7 febbraio 2020. Una data tanto attesa dai genitori di Marco, il 20enne di Cerveteri ucciso da un colpo di pistola sparato nella villetta dei genitori della fidanzata Martina a Ladispoli, sul litorale della provincia di Roma, la notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015. La sentenza potrebbe confermare o ribaltare le decisioni prese dai giudici della Corte d'Assise d'Appello nei confronti della famiglia Ciontoli. "Ho fiducia nella Cassazione – ha detto appresa la notizia mamma Marina, contattata da Fanpage.it – spero che venga ribaltata la sentenza della Corte d'Appello, che vengano riviste le carte con più attenzione e che emerga la verità". I giudici della Corte d'Assise d'Appello per l'omicidio di Marco Vannini hanno condannato il capofamiglia Antonio Ciontoli a una pena di cinque anni per omicidio colposo, mentre gli altri membri della famiglia, Martina, Federico e la moglie Maria, a tre. Assolta Viola Giorgini, la ragazza del fratello della fidanzata di Marco. A uccidere Marco Vannini, secondo quanto è emerso in sede d'indagine è stato il capofamiglia Antonio Ciontoli, padre della fidanzata Martina, che lo avrebbe ferito con un proiettile partito per sbaglio mentre gli stava mostrando la pistola e il giovane era nella vasca da bagno.

Caso Vannini: la procura di Civitavecchia ascolta Davide Vannicola

Una versione dei fatti ricostruita in sede d'indagine, che collima con il racconto di Davide Vannicola, un artigiano di Tolfa che ha raccontato alla trasmissione televisiva ‘Le Iene' di aver ricevuto una confessione da un suo amico, il maresciallo Roberto Izzo, al tempo in cui sono accaduti i tragici fatti ex comandante della caserma dei carabinieri di Ladispoli. "Izzo mi ha detto di aver ricevuto una telefonata da Antonio Ciontoli mentre Marco era ancora agonizzante nella vasca dicendogli: ‘Robbè, hanno fatto un casino, mi devi aiutare'" e che a sparare al figlio sarebbe stato Federico. Izzo è indagato per falsa testimonianza e favoreggiamento: sarebbe stato proprio lui, secondo il racconto del tolfetano, a consigliare al capofamiglia di prendersi la colpa, per coprire il figlio. Vannicola come Izzo e Viola Giorgini sono stati convocati e ascoltati in procura. Ma il maresciallo ha sempre negato di avere ricevuto una prima telefonata da Antonio Ciontoli, oltre a quella nota dai tabulati.

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