Problemi per Virginia Raggi e i 5 Stelle: e se De Vito non si dimette?
Che facciamo se Marcello De Vito non si dimette? Questa la domanda a cui stanno cercando di rispondere in queste ore i consiglieri capitolini del Movimento 5 Stelle insieme alla sindaca Virginia Raggi. Perché il ‘mr. preferenze' grillino formalmente è ancora presidente del Consiglio comunale di Roma e sembra che non abbia intenzione di presentare le dimissioni dalla carica. Almeno questo è quello che trapela dal carcere dove si trova in seguito all'arresto per corruzione nell'ambito dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Per domani è stato convocato il consiglio comunale e il primo punto all'ordine del giorno dell'assemblea, che sarà presieduta dal consigliere Enrico Stefàno, è proprio la questione De Vito. Nello specifico si discuterà della "sostituzione temporanea del consigliere e la convalida della supplenza del signor Carlo Maria Chiossi". Quest'ultimo è il primo dei non eletti alle scorse elezioni amministrative, che così ha commentato la nomina: "Cari amici ho preso una decisione importante, serve un aiuto a Roma e mi assumo la responsabilità di andare ad aiutare il Movimento e la Sindaca. Quindi ho ritirato la candidatura alle Europee". Il secondo punto all'ordine del giorno è un discorso della sindaca Raggi sulla situazione politico-istituzionale della città. Probabilmente le opposizioni, che hanno già presentato la richiesta di revoca di De Vito dalla carica di presidente dell'assemblea, chiederanno conto della questione.
All'articolo 6 del regolamento del Consiglio comunale di Roma si legge:
La revoca dalla carica di Presidente, Vice Presidente e Segretario è ammessa nel solo caso di gravi violazioni della legge, dello statuto e del regolamento ed è deliberata dal Consiglio a maggioranza assoluta, sulla base di una richiesta motivata, sottoscritta da almeno la metà dei componenti del Consiglio. La richiesta, presentata al protocollo dell‟Ufficio del Consiglio Comunale e contestualmente inviata al Segretario Generale, è messa in discussione non prima di tre giorni e non oltre quindici giorni dalla sua presentazione.
7. La discussione sulla richiesta di revoca è aperta dal primo firmatario che può illustrarla per non più di dieci minuti. Ha quindi la parola il Consigliere di cui si chiede la revoca per un tempo equivalente. Nella discussione successiva – alla quale non si applicano le disposizioni di cui all‟articolo 69 – i Consiglieri possono intervenire per un massimo di dieci minuti ciascuno.
Secondo il regolamento, quindi, la revoca è ammessa nel solo caso di gravi violazioni della legge e per il momento nei confronti di De Vito è stata applicata una misura cautelare per accuse gravi, ma ancora da dimostrare. Non è chiaro, invece, se il regolamento e il Testo Unico degli Enti Locali prevedano la possibilità di presentare una mozione di sfiducia da parte dei consiglieri nei confronti del Presidente del Consiglio comunale. La revoca, ha spiegato Enrico Stefano, "è un atto che ha vincoli normativi e amministrativi molto stringenti e non può essere fatto per umori politici del momento. Abbiamo richiesto un parere che ci dirà se la fattispecie del caso ricade nella regola del Regolamento, l'articolo 20 comma 6, che si rifà al Tuel". Cioè il fatto, per l'appunto, che essa è consentita solo per gravi violazioni della legge, dello statuto e del regolamento ed e' deliberata dal Consiglio a maggioranza assoluta, sulla base di una richiesta motivata, sottoscritta da almeno la meta' dei componenti del Consiglio. Per il momento, in attesa dell'interrogatorio di garanzia in cui comunque De Vito potrebbe decidere spontaneamente di lasciare, l'amministrazione capitolina ha preferito ‘congelare' la carica, anche in attesa di studiare legalmente una eventuale soluzione. In ogni caso il prefetto di Roma, Paola Basilone, ha sospeso De Vito per 18 mesi dopo l'arresto.