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Pigneto, fermato dai carabinieri pusher ingoia 14 ovuli con un etto e mezzo di eroina dentro

Il gesto non è passato inosservato dai militari che lo hanno trasportato in ospedale dove una radiografia ha evidenziato la presenza degli involucri. Il 23enne di nazionalità nigeriana è stato arrestato con l’accusa di detenzione di stupefacenti al fine di spaccio. Se solo uno degli ovuli si fosse aperto sarebbe morto nel giro di poche ore.
A cura di Redazione Roma
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Immagine di repertorio
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Un giovane pusher ha ingoiato quattordici ovuli di eroina, contenenti un etto e mezzo di sostanza stupefacente, quando si è reso conto che le forze dell'ordine lo stavano per perquisire. Il ragazzo – un 23enne di nazionalità nigeriana – è stato fermato su un autobus della linea 105 per un controllo all'altezza di piazza del Pigneto. I carabinieri lo hanno invitato a scendere per essere identificato e, una volta per strada, ha ingoiato un involucro il più rapidamente possibile. Il gesto però è stato notato dai militari che hanno intuito che avesse ingerito lo stupefacente per sottrarsi ai controlli. Trasportato all'ospedale del Santo Spirito in Sassia è stato affidato alle cure dei medici ma piantonato dai carabinieri, e sottoposto a una radiologia che ha evidenziato gli ovuli. Una volta è espulsi e recuperati è emerso come gli involucri contenevano un etto e mezzo di eroina sottoposta a sequestro. Il fermo risale alla serata di ieri, giovedì 28 febbraio, e il 23enne risultato senza fissa dimora è stato arrestato con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. È probabile che l'eroina fosse destinata alla vendita al dettaglio proprio tra le strade del Pigneto, una delle piazze di spaccio dove, all'ombra della movida, l'eroina conosce un fiorente mercato.

Se anche solo uno degli involucri ripieni di eroina si fosse rotto dentro lo stomaco, il ragazzo sarebbe morto velocemente tra atroci sofferenze. Un rischio che evidentemente era risposto a correre per evitare l'arresto e rischiare un decreto d'espulsione dall'Italia. Ora non rischia la vita per overdose ma è stato tradotto in carcere e dovrà affrontare il giudizio di un giudice.

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