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Pedofilo condannato a 6 anni: denunciato dal papà di una 13enne che aveva adescato in chat

L’uomo, che oggi a 41 anni, adescava minori in chat proponendogli di incontrarsi dopo aver conquistato la loro fiducia. Nel caso da cui è scaturito il processo aveva incontrato la sua vittima in spiaggia a Santa Severa, dove l’aveva raggiunta mentre era in vacanza con la famiglia. A scoprirlo il padre della 13enne.
A cura di Redazione Roma
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È stato condannato a 6 anni e 4 mesi S.D.N., un uomo di 41 anni accusato di adescamento di minorenni e atti sessuali con minori. Il pedofilo è stato arrestato grazie all'intervento del papà di una della ragazzine che aveva adescato in chat, convincendola a vedersi di persona. Il padre, insospettito dal comportamento della figlia che si era allontanata dopo un bagno su una spiaggia del litorale romano, aveva deciso di seguirla arrivando così a trovarla in atteggiamenti intimi con l'uomo molto più grande di lei. Denunciato dal genitore della sua vittima, si era giustificato spiegando di essere convinto che l'adolescente avesse 18 anni e che fosse stata proprio lei a confermarglielo nel corso delle loro conversazioni telematiche

Per i giudici invece l'uomo non avrebbe avuto scrupoli, circuendo con un falso profilo e una falsa identità delle ragazzine minorenni, adulandole con le attenzioni di un uomo più grande e convincendole ad incontrarsi di persona sulla spiaggia di Santa Severa durante una breve vacanza con la famiglia. Inoltre – contrariamente a quanto dichiarato – era perfettamente consapevole dell'età della sua preda che gli aveva scritto: "Ho 13 anni, i miei genitori non mi lasciano uscire da sola". Scavando nel suo computer sono emerse le prove di almeno un altro adescamento, sempre di una 13enne con cui si scambiava messaggi espliciti e a cui aveva proposto di incontrarsi dal vivo. In questo caso però i genitori della minore hanno deciso di non portare in giudizio l'adescatore per risparmiare alla figlia di dover affrontare l'iter giudiziario. I fatti da cui il processo ha preso le mosse risalgono all'estate del 2013 ma solo ora, a sei anni di distanza, si è arrivati a una sentenza. Ora, oltre alla condanna, dovrà risarcire con 30.000 euro la giovane e la sua famiglia.

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