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Ostia, folla in spiaggia e debutto dei varchi. I Radicali: “Sono illegittimi”

La delibera firmata dal sindaco Marino “è un atto che, di fatto, nega ai cittadini la libertà di accedere al mare in qualsiasi momento perché distingue tra varchi pubblici e privati”, dice il radicale Riccardo Magi.
A cura di Enrico Tata
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Folla in spiaggia ad Ostia. Ieri il primo vero assaggio della stagione estiva del litorale romano che partirà ufficialmente il primo maggio. Oltre ad alcune novità, previste dalla delibera balneare del Comune di Roma, c'è forse quella più importante: l'apertura di 10 varchi sul "lungomuro" di Ostia attraverso i quali i cittadini potranno accedere liberamente alla spiaggia. Anche se, sembra che ieri ne funzionassero effettivamente solo tre. Due furono aperti nel luglio 2014, accanto al Pontile di Ostia, vicino all’Elmi e al Battistini. Il 14 aprile scorso altri tre, tra le polemiche,  allo Shilling e al Marechiaro (il Tar deciderà se resteranno aperti il 6 maggio). Varchi poi realizzati dai balneari, dopo l'accordo con il Comune, a La Vecchia Pineta, Zenith, Cotral, Oda e La Vela. "È vietato ostacolare in qualsiasi modo il passaggio nei varchi liberi di accesso alla battigia. L’accesso alla battigia è libero in ogni orario, anche notturno, mediante i varchi pubblici adibiti per questo scopo, fermo restando il divieto di pernottamento", si legge nell'ordinanza firmata dal sindaco Marino.

I Radicali attaccano: "Sono illegittimi"

Quella tra balneari e Comune è evidentemente una soluzione di compromesso, ma che di fatto, dicono i Radicali,  cancella il diritto di libero accesso al mare dei cittadini e poi la delibera comunale fa una distinzione tra varchi pubblici e varchi privati che nella legge non esiste. "È un atto che, di fatto, nega ai cittadini la libertà di accedere al mare in qualsiasi momento perché distingue tra varchi pubblici e privati", dice il consigliere Magi. "Riconoscere la distinzione tra varchi pubblici e varchi non pubblici al demanio marittimo, come fa questa ordinanza significa smentire quanto sancito dalla legge e dalle concessioni balneari: ovvero che per definizione ogni accesso alla spiaggia è un accesso pubblico. Si tratta, infatti, di legittimare l'esistenza di ‘accessi privati alla spiaggia", continua Magi.

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